Zio Fifo ha la passione di
fare dispetti a tutti, a partire dai suoi nipoti che lo accudiscono nella
vecchiaia. Un giorno decide di recarsi da Roma a Bergamo per dare l’ultimo
saluto a un amico che parte per l’America, e i suoi nipoti cercano di distoglierlo
dal proposito sostenendo, per scherzo, che potrebbe morire nel viaggio.
Ma lo zio burlone parte ed effettivamente muore appena arrivato a destinazione.
Il nipote di Bergamo, prima di partire, rispedisce la salma ai nipoti di
Roma, con un telegramma che riporta la scritta “resti mortali”. Al momento
del funerale, con tanto di carrozza di prima classe, i doganieri fanno
sapere ai nipoti della multa che devono pagare per aver dichiarato “resti
mortali” ciò che avrebbe dovuto essere chiamato “feretro”, in quanto
coi primi si intendono le ceneri del defunto: durante la lite tra i doganieri
e i nipoti, che non comprendono la differenza tre tali diciture, i parenti
pensano che anche da morto Zio Fifo continui a fare i suoi dispetti e che,
da dentro il feretro, si porti la mano al volto per darsi una stropicciatina.
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