Se dapprima il termine “decadentismo”
vuole conferire una connotazione negativa alla produzione letteraria della
fine dell’800, in seguito comincia ad indicare la società in crisi
di questo periodo. Il termine non consiste tanto nella mancanza di qualsiasi
forma di grande poesia, quanto nella mancanza di una fede, di un’idea,
di una qualsiasi virilità di sentimento e di stile. Infatti in questo
periodo la teoria della psicoanalisi di Sigmun Freud contribuisce
alla crisi dell’uomo, in quanto tradisce l’ideale positivista secondo il
quale l’agire umano non è sempre spiegabile razionalmente: l’uomo
agisce dunque secondo una componente irrazionale situata nell’inconscio,
che non dà alcuna certezza. Allora si cerca di capire il mondo al
di fuori dell’individuo, ma il pensatore è ancora una volta tradito
da un’altra teoria, quella di Albert Einstein: secondo la legge della
relatività, infatti, non esistono certezza assolute, in quanto tutto
ciò che ci circonda è relativo. Allora si potrebbe dire che
la realtà è costituita da tutte le visioni soggettive che
ogni individuo ha di sé e del mondo che lo circonda, come sostiene
Pirandello: ma è proprio quest’ultimo a sostenere che, chi cerca
di scoprire la verità oggettiva va’ incontro alla pazzia o al suicidio…
Il risultato è che l’uomo perde ogni certezza e vaga nell’oscurità:
Charles Baudelaire, nella sua opera intitolata “I fiori del male”, esprime
l’atteggiamento di noia e angoscia (“spleen”); Joris Karl Huysmans descrive
il male di vivere; Franz Kafka, in “Metamorfosi”, porta all’estremo limite
la perdita di identità dell’uomo moderno; Rainer Maria Rilke nelle
sue opere avverte la presenza di Dio, come misteriosa energia vitale perenne
nelle cose come negli uomini; James Joyce descrive nell’”Ulisse”, opera
accusata di non avere alcun nesso logico-temporale, le estreme conseguenze
delle sensazioni e del flusso di coscienza sull’uomo, e aiuta l’amico Italo
Svevo a diventare famoso. Il filosofo Henri Bergson sostiene che la conoscenza
ha due livelli: a livello esteriore il tempo è diviso in passato,
presente e futuro, mentre a livello soggettivo e interiore il tempo è
visto nella sua sequenzialità, ossia il passato rivive attraverso
i ricordi, mentre il futuro può essere “visto” con l’intuizione.
Anche Marcel Proust, infine, dedica all’analisi del tempo la sua opera
più famosa, la trilogia “Alla ricerca del tempo perduto”.
Mentre nelle arti figurative
la crisi dell’uomo decadente prende i nomi di Cubismo, Impressionismo e
Astrattismo, in letteratura nascono diverse correnti a due a due opposte
o perché nascono da società diverse, o perché si basano
su teorie antitetiche: tutte queste correnti sono comunque accomunate dalla
decisione di abbandonare i sentimenti per dare spazio e voce alle sensazioni.
Copyright © 2001-2007 www.davidsnow.it
Tutti i diritti riservati.