Il decadentismo italiano
affonda le sue radici nelle opere dei pensatori positivisti, e in particolare
degli “scapigliati”, che a loro tempo avevano già dato importanza
all’irrazionale, ma il movimento ha le sue prime e più evidenti
manifestazioni nell’opera di Pascoli, esponente del Simbolismo italiano,
e di D’Annunzio, che, insieme ad alcuni scrittori francesi rientra nella
corrente del Parnassianesimo.
I principali esponenti simbolisti
sono comunque tutti francesi, eccetto Pascoli, e sono Baudlaire, l’antesignano
del movimento, Rimbaud e Mallarmé. Il poeta non è più
il vate romantico, guida e coscienza dei popoli, ma veggente, o sacerdote
dell’invisibile, che propugna l’indipendenza dell’arte dalla morale e l’inscindibilità
tra l’arte e la vita. Come afferma Oscar Wilde, sostenitore del “dandy”,
un modo di vita sregolato e stravagante, l’opera d’arte è fine a
se stessa e deve ispirarsi alla musica, suggerendo emozioni senza dichiararle.
Il movimento ispirato al
Parnaso, il mitico colle delle muse nasce sempre in Francia nella seconda
metà dell’800 con Théophile Gautier sostenitore dello slogan
“Arte per l’Arte”: con tale formula si identifica una poesia di pure immagini
di evidenza scultorea, priva di espressività sentimentale, anzi
“impassibile”. Tra gli esponenti si ricordano D’Annunzio e Paul-Marie Verlaine,
autore dei “Poemi saturnini”, in cui le sensazioni sono tradotte in suoni
purissimi e struggenti.
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