RIASSUNTO
La novella si apre con la
presentazione indiretta del protagonista, di nome Mazzarò, ricco
proprietario terriero, la cui ricchezza viene implicitamente rivelata attraverso
lo stupore di un viandante. Mentre attraversa la pianura di Catania, lungo
la strada che costeggia il Lago Lentini, quest'ultimo contempla le grandi
fattorie di Mazzarò, i suoi immensi magazzini, le sue vaste vigne,
i suoi estesi ulivi e i suoi campi di grano nonchè i suoi pascoli,
i suoi muli e i suoi greggi. Nella prima sequenza, quindi, si vuole mettere
in evidenza la ricchezza di Mazzarò. Nella sequenza successiva viene
fornita un'approfondita descrizione fisico-psicologica di Mazzarò:
egli è "un'omiciattolo basso e pingue”, ma possiede la grande dote
dell'astuzia. Egli è infatti ricco, ma vive da uomo povero, vestendosi
in malo modo e nutrendosi a sufficienza, e lavora insieme ai suoi braccianti
al fine di accumulare più "roba" possibile. Mazzarò non possiede
una famiglia e non ha alcun vizio circa le donne, il fumo, giocare o bere:
rinuncia ai propri affetti per dedicare tutta la sua vita all'accumulo
di "roba", intesa non solo come ricchezza, ma anche come potere e affermazione
di se stesso: la “roba” diventa quindi un'ossessione per il protagonista,
una bramosia mai completamente appagata. L'animo di Mazzarò è
perciò giusto e corretto, in quanto accumula "roba" con la propria
fatica, ma è ossessionato dall'avidità. L'analfabeta Mazzarò
è il contadino che diventa ricchissimo a forza di lavoro e sacrifici,
partendo dalla condizione di bracciante sfruttato. In seguito viene infatti
narrata la sua storia, da quando derideva il padrone per i metodi poco
astuti di controllare i braccianti e per la poca praticità per gli
affari, fino al momento in cui, grazie alla furbizia e al lavoro, Mazzarò
riesce a sottrarre tutte le tenute al padrone: ma, quando acquisisce un
certo potere, tale scaltrezza diventa il mezzo per speculare sull'ingenuità
altrui, solo per ottenere propri vantaggi, e non per migliorare le condizioni
dei propri lavoratori più giovani di lui. Dimostrandosi sordo alle
loro lamentele e suppliche, che per lui sono semplici "seccature", Mazzarò
rivela la propria avarizia. Diventato vecchio, teme unicamente la morte,
in quanto lo separerà dalla sua "roba": inutile è l'invidia
che prova verso giovani lavoratori e l'uccisione di parte del bestiame,
nel tentativo disperato di portarlo con sé nell'aldilà, in
quanto dopo la morte, e Mazzarò ne è purtroppo cosciente,
la "roba" accumulata in vita non varrà più niente.
ANALISI
Le uniche informazioni spazio-temporali
si trovano all'inizio della novella, da cui il lettore comprende che il
brano è ambientato nella Sicilia della metà dell'Ottocento.
Descrivendoci gli immensi poderi di Mazzarò attraverso gli occhi
del viandante, il Verga fornisce il quadro della Sicilia di quel periodo,
ricca e fertile, ma con grossi problemi sociali, quali il brigantaggio,
l'analfabetismo e la malaria. Tali condizione di precarietà in cui
si trovava tutto il meridione italiano, situazione che non sarebbe cambiata
nemmeno dopo l'Unità d'Italia, era dovuta a un’economia prevalentemente
basata sull'agricoltura, praticata ancora con mezzi medievali, e ad un
inadeguato sfruttamento delle terre, che erano in mano a pochi ricchi baroni.
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