Scheda
di lettura libro - Lo scudo di Talos - Valerio Manfredi - Trama
Lo spartano Kleidemos era
nato con un piede storpio e, abbandonato dalla famiglia sul monte Taigeto,
venne salvato ed amorevolmente allevato da un pastore Ilota e da sua figlia.
Venne chiamato Talos, come il gigante di bronzo di Efesto dal piede vulnerabile,
presto divenne un arciere abile, robusto e valoroso e, in uno scontro con
giovani Spartiati riuscì a batterne tre. Poi divenne Talos il lupo,
il capo del popolo degli Iloti della Messenia e il custode delle armi del
loro re Aristodemo. Si trovò nella battaglia delle Termopili con
i 300 Spartani di re Leonidas e, dallo stesso re, venne salvato insieme
a bristos, dopo il tradimento di Ephialtes, per recare un messaggio a Sparta
da far leggere davanti al re. Quel messaggio venne rubato da un ufficiale
spartano nei pressi di Corinto e a Sparta vennero accusati di viltà.
Ma la Pizia Perialla aveva predetto a Talos che il lupo ed il drago avrebbero
combattuto insieme. Si armò allora del grande arco del re, fece
portare l'armatura di suo padre a Bristos e, insieme, fecero nascere la
leggenda dell'oplita solitario e dell'arciere dondolante che sterminavano
i persiani. Le discordie di Sparta avevano provocato la strage delle termopili
e l'avanzata dei persiani, mentre la flotta di Atene distruggeva quella
persiana nella battaglia di Salamina.I due guerrieri si trovavano a Platea
quando la cavalleria Persiana attaccava la fanteria di Pausanias, e Bristos,
per riscattare il suo onore di guerriero, lanciato il grido di guerra,
si lanciò nella mischia. Il grido venne ripetuto e 40000 armati
si rovesciarono sui nemici e li sbaragliarono. Talos non era riuscito a
fermarlo e lo vide morire in mezzo alla mischia. Durante il rogo funebre
arrivò Pausanias, che consegnò a Talos il grande scudo con
il Dragone ed il suo vero nome: allora comprese di aver perso il padre
e suo fratello. Volle conoscere la sua vera madre, ne conobbe tutto l'amore
e quello di suo padre che lo aveva sempre seguito, e poi la vide morire.
Volle seguire Pausanias alla conquista di Cipro e, al comando di un battaglione,
combattè 4 anni in Asia Minore. Non volle mai confidare al re le
sue idee ma ebbe sempre un grande rispetto delle sue idee democratiche.
Pausanias era sorvegliato dalla Kriptia, che tentava di incriminarlo e
torturarono Karas. Poi trovarono una spia, un ex servo del re, che volle
vendicarsi, ma quando stavano per arrestarlo, si rifugiò nella casa
do bronzo, dove lo rinchiusero e lo fecero morire di stenti. Ma, all'eroe
di Platea, non poterono negare delle solenni onoranze funebri. Scoprirono
anche una riunione di capi Iloti e vennero tutti massacrati anche se si
erano rifugiati nel tempio di Nettuno: il sacrificio susciterà le
ire del dio ed un tremendo terremoto semidistruggerà Sparta. Kleidemos
era andato in Messenia a trovare Antinea e durante il viaggio aveva sentito
del sacrilegio. Al ritorno cambiò strada e scoprì le rovine
di Ithune, la città morta degli Iloti, dove, fra le sue rovine,
venne sorpreso da un terremoto. Da casa sua vide un amanifestazione degli
Iloti ed il re in persona ordinare alle guardie di massacrarli tutti. Fu
allora
che scoprì la vera strategia che gli avrebbe permesso di liberare
il suo popolo. Si trovò insieme a Karos nel bosco sul monte Taigeto
e presero le armi del re. Talos offrrì il suo sangue per togliere
la maledizione alla spada che era servita per il sacrificio della figli
del re Aristodemo, riunì tutto il popolo e lo condusse a Ithune.
La città venne ricostruita e fortificata e riuscì a resistere
all'assedio per tre anni. Antinea gli aveva dato un figlio e, dopo averli
mandati in una città più sicura, progettò un attacco
frontale.
Intanto le notizie giungevano
ad Atene e quei democratici, consultati gli oracoli, che furono tutti favorevoli,
offrirono a quel popolo la facoltà di trasferirsi nel loro territorio.
Sparta fu daccordo e, mentre le due parti si fronteggiavano per l'attacco
sferrato degli Iloti, il figlio del re Leonidas faceva cessare la lotta:
gli assediati potevano seguire gli inviati di Atene per trovare una nuova
patria. Karas cercò invano Talos: trovò solo l'armatura del
re insanguinata, la ripose nel nascondiglio e, se il popolo ne avesse avuto
bisogno, Talos il Lupo, avrebbe potuto ancora indossarla.
Scheda
di lettura libro - Lo scudo di Talos - Valerio Manfredi - Commento
L'autore odia la legge spartana
che obbliga i genitori a sopprimere i figli nati non perfettamente sani;
e anche quella che affidava allo stato la preparazione dei guerrieri usando
metodi inumani. Egli sceglie il figlio di un nobile nato con un piede storpio,
che viene abbandonato nel bosco del monte Taigeto ed è salvato dagli
Iloti, che ne fanno un grande guerriero solo con la bontà e l'affetto.
Il fatto che nello scontro con i giovani saprtiati, allenati alla lotta
dello stato, egli riesca a batterne tre, è significativo:
è meglio preparato, anche se ha un difetto fisico. Egli ama il suo
popolo, ne diventa il capo ma, quando la patria comune è in pericolo,
egli lotta insieme a Bristos che crede un nemico. Però lo scopo
della sua vita è quello di far cessare le sofferenze del suo popolo
e quando lo sa finalmente libero, sparisce. La lettura di questo libro
è piacevole perchè e stato scritto come un romanzo di avventure,
ma è anche utile perchè vi si trovano tanti riferimenti storici.
Le descrizioni ambientali, gli usi, i costumi, le vicende politiche sono
ampiamente trattati ed in modo molto diverso da quello dei testi scolastici.