Herman Hesse nacque a Calw, in Germania, nel 1877 e morì a Montagnola, nella Svizzera
italiana, nel 1962. Nel 1911 fece un lungo viaggio in India, che segnò profondamente
la sua spiritualità e la sua psiche . Nel 1946 gli viene assegnato il premio Nobel per
la letteratura.La sua produzione, in versi e in prosa, è vastissima: 15 raccolte di poesie
e 32 fra romanzi e raccolte di racconti.
Siddharta, figlio d'un ricco Bramino, crebbe in India. Sin da piccolo aveva seguito
diligentemente tutti gli insegnamenti del padre, sempre accompagnato dal suo fedele
amico Govinda che lo ammirava moltissimo e che viveva sempre nella sua ombra. Siddharta
però non si sentiva soddisfatto dalla sua dottrina, non trovava la tanto desiderata
felicità interiore e la liberazione dal dolore. Decise perciò di lasciare la sua casa
per andare a vivere con i Samana del bosco per appendere la loro dottrina e accompagnato
da Govinda partì. Durante il suo soggiorno presso i Samana apprese la pratica del digiuno,
l'arte della spersonalizzazione, della pazienza e del pensiero. Un giorno però si accorse
che tutto ciò lo avrebbe potuto imparare ovunque, poiché lo stato che raggiungeva durante
la spersonalizzazione non durava molto ed egli tornava, nonostante i suoi sforzi, sempre
in sé stesso: non riusciva perciò a liberarsi completamente dalla sua anima. A Siddharta
giunse in seguito la notizia che era arrivato in città Gotama, il Buddha, e Siddharta
decise, sotto proposta di Govinda, di ascoltare questa nuova dottrina. Dopo aver ascoltato
la dottrina del Buddha, Govinda aderì ad essa; Siddharta la trovava perfetta ma non adatta
a lui. Quindi si congedò dal Buddha e dal suo amico. Da quel momento in poi Siddharta non
avrebbe più aderito a nessuna dottrina, tutto quello che cercava lo avrebbe trovato conoscendo
meglio sé stesso e imparando dal suo Io, dal quale aveva sempre cercato di liberarsi.
Partì così per la città. Giunto ad un fiume fece la conoscenza di un barcaiolo che lo
ospitò una notte nella sua capanna e lo traghettò dall'altra parte del fiume, certo che
un giorno si sarebbero rincontrati. Fu l'incontro con Kamala, una ricca cortigiana, che
stravolse la vita di Siddharta che diventò ricco, lavorando per un mercante, per potersi
permettere gli incontri con Kamala, saziò la sua vita di piaceri terreni e materiali e
perse la sua felicità interiore. Dopo molti anni vissuti in quella maniera Siddharta,
resosi conto d'aver perso tutte le capacità apprese durante la sua giovinezza, abbandonò
quello stile di vita sbagliato. Arrivato al fiume che molti anni prima aveva attraversato,
in preda alla disperazione, decise di porre fine alla sua vita in quel momento. Ad un
certo punto risentì però una voce dentro di sé che sussurrava il sacro Om: fu proprio
quella voce a salvarlo. Rincontrò in seguito anche il barcaiolo, Vasudeva, che gli
insegnò l'arte d'ascoltare, siccome egli era un bravissimo ascoltatore. I due uomini
passarono molti anni insieme. Un giorno arrivò alla capanna una donna morsa da un serpente
e appresso il suo bambino, in cerca d'aiuto. Siddharta la riconobbe subito: era Kamala
e con sé potava il loro figlio. Kamala morì la notte stessa a causa del morso e il bambino
rimase con Siddharta ed il barcaiolo. Glia nni passarono ma il ragazzo non volle adattarsi
alla vita modesta del padre ed un bel giorno scappò verso la città, verso il lusso a
cui era abituato. Siddharta dovette ammettere, nonostante il dolore della perdita del
figlio, che solamente sbagliando, solamente vivendo la propria vita suo figlio poteva
riconoscere la retta via: d'altronde era ciò che aveva fatto lui stesso.
In seguito alla scomparsa del barcaiolo Siddharta rimase da solo nella capanna,
alla quale giunse nuovamente il suo vecchio amico, Govinda, al quale spiegò il segreto
della felicità che finalmente era riuscito a raggiungere dopo tutti quegli anni.
Penso che il messaggio che l'autore lancia con il suo libro sia molto chiaro, utile
e rivolto a tutti: per trovare la felicità, ognuno deve prima conoscere sé stesso ed
è lì che troverà tutte le risposte alle domande che si pone. Solo coloro che non hanno
abbastanza forza si appoggiano alle varie dottrine. Credo che questo libro rispecchi
molte verità della nostra vita e i che in fondo potrebbe essere anche d'aiuto per vivere
più serenamente, senza troppi affanni e preoccupazioni che sono caratteristici della
nostra società e del tempo in cui viviamo.
Il libro illustra anche molto bene come sia la vita dei monaci buddisti e in quale
maniera affrontino loro la vita, che si divide oltretutto in due parti: il samsara
e il nirvana, l'illusione e l'illuminazione.