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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 1 ^top
Dopo che la lettera di Cesare fu consegnata ai consoli, si ottenne con
difficoltà, nonostante la forte insistenza dei tribuni della plebe, che essa fosse
letta in senato; non si poté invece ottenere che se ne parlasse
ufficialmente. I consoli presentano una relazione sulla situazione dello
stato. Il console Lentulo aizza il senato; promette di non fare mancare
il suo appoggio allo stato, se i senatori vorranno esprimere il loro parere
con coraggio e forza; ma se essi hanno riguardo per Cesare e ricercano
il suo favore, come hanno fatto nei tempi passati, egli prenderà
posizione nel proprio interesse senza sottostare all'autorità del
senato; del resto anche lui ha modo di trovare rifugio nel favore e nell'amicizia
di Cesare. Con il medesimo tono si esprime Scipione: è intenzione
di Pompeo difendere lo stato, se il senato lo asseconda; ma se il senato
esita o agisce con troppa pigrizia, invano implorerà il suo aiuto,
se in seguito lo vorrà.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 10 ^top
Assuntosi l'incarico, Roscio insieme a Cesare arriva a Capua, dove trova i consoli
e Pompeo; racconta le richieste di Cesare. Dopo essersi consultati, danno
una risposta e, tramite loro, per iscritto rimettono a Cesare le loro proposte,
i cui punti principali sono questi: che Cesare ritorni in Gallia, si allontani
da Rimini, congedi l'esercito; Pompeo sarebbe andato in Spagna quando egli
avesse eseguito questi ordini. Nel frattempo, fino a che non sarebbe stato
sicuro che Cesare avrebbe mantenuto le sue promesse, i consoli e Pompeo
non avrebbero interrotto gli arruolamenti.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 11 ^top
Pretendere
che Cesare si ritirasse da Rimini e ritornasse nella sua provincia, mentre
Pompeo conservava e le sue province e le legioni altrui, era una proposta
ingiusta; (era proposta ingiusta) pretendere che venisse congedato l'esercito
di Cesare, quando Pompeo faceva le leve; (era proposta ingiusta) promettere
di partire per la sua provincia e non fissare la data della partenza, così
che, se anche non fosse ancora partito, una volta terminato il proconsolato
di Cesare, non sarebbe tuttavia apparso vincolato da alcuno scrupolo di
mentire; inoltre il non fissare una data per l'abboccamento e il non promettere
di incontrarlo facevano fortemente disperare dei propositi di pace. E così
manda Antonio da Rimini ad Arezzo con cinque legioni; egli con due legioni
si ferma a Rimini e qui si dispone a fare leve; con una coorte per città
si impossessa di Pisa, Fano, Ancona.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 12 ^top
Informato nel frattempo che il pretore Termo teneva Gubbio con cinque legioni e che
fortificava la città e che tutti gli Iguvini erano ottimamente disposti nei
suoi confronti, invia Curione con tre coorti che aveva a Pisa e a Rimini.
Venuto a conoscenza del loro arrivo, Termo, che non si fidava del consenso
del municipio, ritira le coorti dalla città e fugge. I suoi soldati,
durante la marcia, disertano e se ne tornano a casa. Curione si impadronisce
di Gubbio col massimo consenso di tutti. Conosciuti i fatti, confidando
nei consensi dei municipi, Cesare ritira dai presidi le coorti della tredicesima
legione e marcia su Osimo; questa posizione era tenuta da Azzio che vi
aveva introdotto le coorti e faceva, mandando in giro senatori, leve in
tutto il Piceno.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 13 ^top
Alla notizia dell'arrivo di Cesare, i decurioni di Osimo si recano in gran numero
da Azzio Varo; gli dichiarano che non spetta a loro giudicare; che né
loro né gli altri municipi possono accettare che il comandante Cesare,
benemerito dello stato, autore di tante imprese, sia tenuto lontano dalla
città e dalle sue mura; Varo, dunque, tenga conto del giudizio dei
posteri e del proprio pericolo. Indotto da queste parole, Varo ritira dalla
città il presidio che vi aveva introdotto e si dà alla fuga.
Pochi soldati dell'avanguardia di Cesare, dopo averlo inseguito, lo costringono
a fermarsi. Attaccata battaglia, Varo viene abbandonato dai suoi; una parte
dei soldati se ne torna a casa; i rimanenti raggiungono Cesare. Viene fatto
prigioniero e condotto insieme a quelli Pupio, centurione primipilo, che
prima aveva avuto quel medesimo grado nell'armata di Pompeo. Cesare si
congratula poi con i soldati di Azzio, lascia libero Pupio, ringrazia gli
Osimati e promette di conservare il ricordo del loro operato.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 14 ^top
Giunta
notizia a Roma di questi fatti, si diffuse all'improvviso un terrore talmente
grande che il console Lentulo, che era andato ad aprire l'erario e a prelevare,
secondo le disposizioni del senato, il denaro da dare a Pompeo, dopo avere
aperto la sala in cui era custodita la riserva del tesoro pubblico, subito
fuggì da Roma. Si diceva infatti erroneamente che Cesare stava per
sopraggiungere e che i suoi cavalieri erano vicini. Lentulo fu seguito
dal collega Marcello e dalla maggior parte dei magistrati. Pompeo, partito
da Roma il giorno prima, si dirigeva verso le legioni che aveva ricevuto
da Cesare e che aveva stanziato a svernare in Puglia. Gli arruolamenti
intorno a Roma vengono sospesi; a tutti risulta lampante che al di qua
di Capua non vi è sicurezza. Solamente a Capua ci si rincuora e
si ritrova il coraggio e si incomincia ad arruolare i coloni che erano
stati qui insediati per la legge Giulia. Vengono condotti in piazza i gladiatori
della scuola gladiatoria di Cesare a Capua; Lentulo li rende risoluti con
la speranza di libertà; fornisce loro cavalli e dà l'ordine
di seguirlo. In seguito, criticato dai suoi per tale iniziativa biasimata
da tutti, li divide, affinché fossero sorvegliati insieme agli schiavi
delle comunità campane.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 32 ^top
Portate
a termine queste cose, Cesare, al fine di lasciar passare un periodo di
tempo come interruzione, conduce nei municipi più vicini i soldati;
egli invece si dirige verso Roma. Riunito il senato espone le ingiurie
arrecategli dagli avversari. Dichiara di non avere aspirato a nessuna carica
eccezionale, ma che, dopo avere atteso il tempo stabilito dalla legge per
il consolato, si è accontentato di quel diritto che era riconosciuto
a tutti i cittadini. Era stato proposto da dieci tribuni con l'opposizione
dei nemici, mentre Catone resisteva molto bene e secondo la sua antica
consuetudine tirava a lungo giorno dopo giorno indugiando con i suoi discorsi,
affinché si tenesse conto della sua candidatura nonostante fosse
assente, sotto il consolato dello stesso Pompeo: se (Pompeo) fosse stato
contrario alla proposta, perché avrebbe permesso che essa venisse
presentata? E se era favorevole, perché avrebbe impedito che eglisi
servisse di tale beneficio voluto dal popolo? Fa notare la sua tolleranza,
avendo egli spontaneamente chiesto di congedare gli eserciti, azione incui
era disposto a perdere dignità e onore. Mette in luce l'asprezza
degli avversari che rifiutano di fare ciò che pretendono dagli altrie
preferiscono lo sconvolgimento generale al perdere il potere egli
eserciti. Fa notare l'ingiuria a lui arrecata nel toglierli le legioni,
la crudeltà e l'insolenza nel limitare il potere dei tribuni; ricordale
condizioni da sé proposte, i dialoghi richiesti e negati. In nome
di queste cose prega e chiede (ai senatori) di assumere il governo e amministrare
la cosa pubblica insieme a lui. Ma se essi fuggono per timore, egli non
sarà loro di peso e amministrerà lo Stato da solo. Sostiene
essere opportuno mandare ambasciatori a Pompeo per la trattativa; né
egli temeva ciò che poco prima Pompeo aveva detto in senato, cioè
che a coloro a cui si inviano ambasciatori si attribuisce una autorità
e si manifesta il timore di coloro che li mandano. Ciò appare di
chi è piccolo e debole. Egli invece, come ha desiderato di primeggiare
con le sue imprese, così voleva essere superiore per giustizia ed
imparzialità.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 1, 33 ^top
Il senato approva la proposta di mandare ambasciatori, ma non si trovava chi
mandare e, in particolare, ciascuno rifiutava, per paura, questo incarico
di ambasciatore. Pompeo, allontanandosi dalla città, aveva infatti
detto in senato che avrebbe considerato alla stessa maniera coloro che
fossero rimasti a Roma o che fossero stati nell'accampamento di Cesare.
Così si perdono tre giorni in dispute e rifiuti. Gli avversari diCesare
sobillano anche il tribuno della plebe Lucio Metello per prolungare la
questione e impedire quanto altro avesse Cesare deciso di fare. Cesare,
venuto a conoscenza di tale progetto, dopo avere inutilmaente perduto alcunigiorni,
per non sprecare il tempo rimanente, parte da Roma e arriva nella Gallia
superiore.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 2, 3 ^top
Nel frattempo Nasidio, mandato da Pompeo con una flotta di sedici navi, di
cui poche corazzate, in aiuto a Domizio e ai Marsigliesi, attraversato
lo stretto giunge con le navi a Messina, senza che Curione se ne accorgao
lo attenda; per l'improvviso terrore i capi ed i senatori fuggono dallacittà
ed egli dai cantieri navali porta via una nave nemica. Dopo averla aggiunta
alle altre sue, fa rotta verso Marsiglia e, mandata avanti di nascosto
una piccola nave, avvisa Domizio ed i Marsigliesi del suo arrivo e li esorta
vivamente a combattere nuovamente contro la flotta di Bruto,essendo le
sue forze venute in aiuto.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civilli 2, 27 ^top
La
notte dopo due centurioni marsi insieme a ventidue soldati delle loro compagnie
fuggono dal campo di Curione presso Azzio Varo. Costoro, sia che gli riferissero
realmente la loro opinione sia che lo compiacessero dicendo cose gradite
-e infatti crediamo volentieri a ciò che vogliamo e speriamo che
gli altri provino ciò che noi stessi proviamo-, gli assicurano che
l'animo di tutto quanto l'esercito è contro Curione e che è
in particolare necessario che gli eserciti si incontrino e abbiano possibilità
di (scambiarsi) parola.La mattina dopo Varo, spinto da questo parere, porta
fuori dal campo le legioni. Curione fa la stessa cosa ed entrambi schierano
le truppe in una valle non grande che si frapponeva tra loro.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 2, 28 ^top
Nell'esercito
di Varo c'era Sesto Quintilio Varo che, come si è detto sopra, era
stato a Corfinio. Costui, lasciato in libertà da Cesare, era venuto
in Africa, là dove Curione aveva condotto quelle legioni provenienti
da Corfinio che prima Cesare aveva ricevuto, sicché, fatta eccezione
per pochi centurioni sostituiti, centurie e manipoli erano rimasti uguali.
Quintilio, colta questa occasione per parlare, incominciò a girare
intorno alla schiera di Curione ed a scongiurare i soldati di non dimenticare
il giuramento fatto a Domizio ed a lui da questore, ed a non combattere
contro quelli che avevano avuto la medesima Fortuna e, durante l'assedio,
avevano sofferto i medesimi mali, ed a non combattere in favore di quelli
che venivano chiamati con disprezzo disertori. A queste aggiunse poche
altre parole per suscitare speranza di premi che dovevano aspettarsi dalla
sua liberalità, se avessero seguito lui ed Azzio. Nonostante questo
discorso, da parte dell'esercito di Curione non ci fu alcun tipo di reazione
e così entrambi i comandanti ricondussero nel campo le proprie truppe.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 2, 29 ^top
Ma
nel campo di Curione un grande timore assalì tutti gli animi; in
breve tempo esso viene accresciuto dai diversi discorsi dei soldati. Infatti
ognuno faceva delle congetture ed aggiungeva a ciò che aveva sentito
dire da un altro qualcosa della propria paura. Quando una diceria, pure
essendo il frutto di uno solo, si propaga a più persone, e uno la
trasmette a un altro, le fonti di essa sembrano diversificarsi. Era una
guerra civile, un genere di uomini che è lecito agiscano liberamente
e seguano il loro volere, queste le legioni che poco prima erano state
nel campo avverso ... infatti anche la consuetudine con la quale venivano
concessi aveva mutato il beneficio di Cesare ... anche i municipi erano
uniti a partiti diversi ... e infatti non da Marsi e Peligni venivano come
coloro che nella notte precedente nelle tende e alcuni commilitoni ...
discorsi dei soldati, cose troppo gravi, dubbiose più dubbiosamente
venivano accolte. Infatti alcune cose venivano inventate da coloro che
volevano sembrare i più informati.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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bello civili 2, 30 ^top
Riunitosi
il consiglio per questa ragione, si incomincia a prendere decisioni sulla
situazione generale. Alcuni erano del parere che in si dovesse fare in
tutti i casi uno sforzo e assalire l'accampamento di Varo, poiché
giudicavano che l'ozio era dannoso più di ogni altra cosa in considerazione
della situazione d'animo dei soldati; dicevano poi che era meglio tentare
valorosamente in battaglia la sorte della guerra piuttosto che patire l'estremo
supplizio, abbandonati e traditi dai propri soldati. Vi era chi proponeva
di ritirarsi verso la mezzanotte al campo Cornelio affinché lo spazio
di tempo maggiore intercorso contribuisse a sanare l'animo dei soldati;
se poi qualcosa di più grave fosse accaduto, grazie alla grande
moltitudine di navi con più sicurezza e facilità avrebbero
trovato rifugio in Sicilia.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 2, 36 ^top
Il
giorno dopo Curione intraprende l'assedio di Utica e il suo accerchiamento
con un vallo. C'era nella città una moltitudine non avvezza alla
guerra, per il lungo periodo di pace; gli Uticensi grazie ad alcuni benefici
ricevuti da Cesare erano a lui estremamente favorevoli; la colonia di cittadini
romani era formata da varie classi; il terrore che avevano prodotto le
battaglie precedenti era grande. E così già tutti parlavano
apertamente di resa e trattavano con Azzio affinché con la sua ostinazione
non volesse mettere in pericolo il destino di tutti. Durante queste trattative,
giunsero ambasciatori mandati dal re Giuba per annunciare che egli era
vicino con grandi truppe e per esortarli a custodire ed a difendere la
città; questa notizia confortò il loro animo sconvolto.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 2, 44 ^top
Per
questi motivi accadde che solo pochi soldati e padri di famiglia, che erano
influenti per autorità o suscitavano commiserazione o erano in grado
di raggiungere a nuoto le navi, furono imbarcati e giunsero sani e salvi
in Sicilia. Inviati di notte a Varo dei centurioni in qualità
di ambasciatori, le altre truppe si consegnarono a lui. Il giorno dopo
Giuba, vedendo dinanzi alla città le coorti di questi soldati, dichiarò
pubblicamente che erano sua preda di guerra e ordinò che una gran
parte di loro venisse uccisa; pochi soldati, da lui scelti, furono mandati
nel suo regno, sebbene Varo lamentasse, senza però osare opporsi,
del fatto che egli offendeva la sua lealtà. Lo stesso re, entrato
a cavallo in città, seguito da tanti senatori, fra i quali Servio
Sulpicio e Licinio Damasippo, stabilì e ordinò in pochi giorni
che cosa voleva si facesse in Utica; e dopo pochi giorni ritornò
con tutte le milizie nel suo regno.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 3, 3 ^top
Pompeo,
che aveva avuto un intero anno per costruire le truppe, tranquillo perché
in questo periodo non vi era stata guerra e interventi da parte dei nemici,
aveva radunato dall'Asia, dalle isole Cicladi, da Corcira, da Atene, dal
Ponto, dalla Bitinia, dalla Siria, dalla Cilicia, dalla Fenicia e dall'Egitto
una grande flotta; aveva ordinato che un'altra grande flotta fosse costruita
in ogni punto, aveva preteso e ottenuto una considerevole quantità
di denaro richiesta in Asia e in Siria e da tutti i re, dinasti e tetrarchi
e dai liberi popoli dell'Acaia, aveva costretto le società di cavalieri
delle province in suo possesso a versargli una grande quantità di
denaro.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 3, 14 ^top
Caleno,
imbarcate a Brindisi legioni e cavalleria, quel tanto che le navi potevano
contenerne, come era stato ordinato da Cesare, salpa e, allontanatosi un
po' dal porto, riceve una lettera da Cesare che lo informa che i porti
e tutto il litorale sono sotto la flotta nemica. Saputo questo, ritorna
in porto e richiama tutte le navi. Una di esse, che continuò la
navigazione e non obbedì al comando di Caleno, poiché non
c'erano soldati a bordo ed era comandata da un privato, spintasi fino a
Orico, fu presa da Bibulo che sfogò il proprio odio sui servi e
su tutti gli uomini liberi uccidendo tutti, non risparmiando neppure i
fanciulli. Così da un breve intervallo di tempo e da un caso accidentale
dipese la salvezza di tutto l'esercito.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello civili 3, 54 ^top
Pompeo,
accresciute poderosamente di notte le fortificazioni, edificò nei
giorni seguenti delle torri e, fatti costruire i baluardi alti quindici
piedi, coprì con vinee quella parte dell'accampamento. Cinque giorni
dopo, approfittando di un'altra notte nuvolosa, fece ostruire tutte le
porte del campo per sbarrare il passaggio e, appena dopo mezzanotte, portò
l'esercito fuori in silenzio e si rifugiò nel campo prima.