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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 5, 2 ^top
Dopo
questi provvedimenti ed eseguite le sessioni giudiziarie, Cesare torna
nella Gallia cisalpina e, da qui, parte alla volta dell'esercito. Appena
giunto, ispeziona tutti i campi invernali e constata che, nonostante la
grandissima carenza di materiale, i soldati, grazie al loro mirabile impegno,
avevano costruito circa 600 imbarcazioni del tipo già descritto
e 28 navi da combattimento, in grado di essere pronte entro pochi giorni.
Elogiati i soldati e gli ufficiali preposti ai lavori, impartisce delle
istruzioni e ordina a tutti di radunarsi a Porto Izio, da dove sapeva che
il passaggio in Britannia era assai facile, perché la distanza dal
continente era di circa trenta miglia: lasciò un presidio ritenuto
sufficiente per tale operazione. Egli, al comando di 4 legioni senza bagaglie
di 800 cavalieri, fa rotta verso i territori dei Treveri, popolo che non
si presentava alle assemblee, non ubbidiva agli ordini e, a quel chesi
diceva, sollecitava l'intervento dei Germani d'oltre Reno.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 5, 4 ^top
Cesare,
nonostante capisse i motivi che avevano spinto Induziomaro a parlare così
e che cosa lo inducesse a rinunciare al piano intrapreso, tuttavia, per
non trovarsi costretto a passare l'estate nelle terre dei Treveri con già
pronta la spedizione per la Britannia, gli ordinò di presentarsi
con duecento ostaggi. Dopo che Induziomaro ebbe consegnato gli ostaggi,
tra cui suo figlio e tutti i suoi parenti, espressamente richiesti, Cesare
lo trattò con benevolenza, lo invitò a rispettare gli impegni;
comunque, convocati i capi dei Treveri, li riconciliò uno da uno
con Cingetorige, non solo in base ai meriti da lui acquisiti, ma anche
perché riteneva molto importante favorire al massimo l'autorità
di Cingetorige tra i Treveri, data la straordinaria devozione del Gallo
nei suoi confronti. Fu un duro colpo per Induziomaro veder diminuito il
suo prestigio tra i Treveri: se già prima il suo animo ci era ostile,
adesso l'ira lo inasprì maggiormente.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 5, 5 ^top
Sistemata
la questione, Cesare raggiunse Porto Izio con l'esercito. Qui comprese
che sessanta navi, costruite nelle terre dei Meldi, erano state spinte
via da una tempesta e non avevano potuto mantenere la rotta, per questo
motivo erano rientrate alla base di partenza; trovò, però,
le altre pronte a salpare ed assai ben equipaggiate. Qui lo raggiunsero
contingenti di cavalleria da tutte le parti della Gallia, per un totale
di circa 4000 uomini, insieme ai principi dei vari popoli: ne lasciò
pochissimi in Gallia, quelli di provata lealtà; gli altri aveva
deciso di portarseli con sè come di ostaggi, perché aveva
paura, in sua assenza, di una sollevazione della Gallia.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 5, 10 ^top
La
mattina seguente, mandò all'inseguimento del nemico in fuga tre
colonne di legionari e cavalieri. I nostri avevano già percorso
un certo tratto ed ormai erano in vista dei primi fuggiaschi, quando alcuni
cavalieri inviati da Atrio raggiunsero Cesare per riferirgli che la scorsa
notte era scoppiata una tempesta assai violenta: quasi tutte le navi avevano
subito danni ed erano state scagliate contro il litorale; non avevano resistito
né le ancore, né le gomene; i marinai e timonieri non avevano
potuto nulla contro la violenza della tempesta: le navi avevano picchiato
le une contro le altre, riportando danni gravi.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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bello Gallico 5, 12 ^top
Nella
parte interna della Britannia gli abitanti, a quanto essi stessi dicono
per lontana memoria, sono autoctoni, mentre nelle regioni costiere vivono
genti provenienti dal Belgio a scopo di bottino e di guerra e che, dopo
la guerra, si erano qui insediate dedicandosi all'agricoltura: quasi tutte
queste genti conservano i nomi dei gruppi di origine. La popolazione è
assai numerosa, molto fitte le case, abbastanza simili alle abitazioni
dei Galli, elevato il numero dei capi di bestiame. Come denaro usano rame
o monete d'oro, o, in sostituzione, sbarrette di ferro di un certo peso.
Le regioni dell'interno sono ricche di stagno, sulla costa si trova ferro,
ma in piccola quantità; usano rame importato. Ci sono alberi di
ogni genere, come in Gallia, esclusi faggi e abeti. La loro religione vieta
di mangiare lepri, galline e oche, animali che essi, comunque, allevano
per proprio piacere. Il clima è più temperato che nella Gallia,
il freddo (è) meno intenso.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 5, 14 ^top
Tra
tutti i popoli della Britannia, i più civili in assoluto sono gli
abitanti del Canzio, una regione totalmente marittima non molto diversa
per usi e costumi dalla Gallia. Gli abitanti dell'interno, per la maggior
parte, non seminano grano, bensì si nutrono di latte e carne e si
vestono con le pelli. Poi tutti i Britanni si tingono col guado, che produce
un colore turchese, e perciò in battaglia il loro aspetto è
ancora più terrificante; portano i capelli lunghi e si radono in
tutte le parti del corpo, fatta eccezione per la testa e per il labbro
superiore. Hanno, vivendo in gruppi di dieci o dodici, le donne in comune,
in particolare tra i fratelli ed i genitori con figli; se nascono dei bambini,
sono considerati i figli dell'uomo che si è unito per primo alla
donna.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 5, 18 ^top
Cesare,
venuto a conoscenza delle intenzioni dei Britanni, condusse l'esercito
nelle terre di Cassivellauno, presso il Tamigi, fiume che può essere
attraversato con un guado a piedi solo in un punto e con difficoltà.
Appena arrivato, si rese conto che sull'altra sponda erano schierate ingenti
forze nemiche. La riva, poi, era difesa da pali aguzzi conficcati nel terreno,
così come altri simili erano nascosti dal fiume sotto l'acqua. Messo
al corrente di ciò dai prigionieri e dai fuggiaschi, Cesare mandò
in avanti la cavalleria e ordinò alle legioni di seguirla senza
indugio. I nostri, pur riuscendo a tenere fuori dall'acqua solo la testa,
avanzarono con una rapidità e un impeto tale, che gli avversari,
non essendo in grado di reggere all'assalto delle legioni e della cavalleria,
abbandonarono la riva e fuggirono.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 6 ^top
Cesare
divide le truppe con il legato Fabio ed il questore M. Crasso, costruisce
rapidamente ponti sopra le paludi e avanza su tre fronti: incendia gli
edifici isolati ed i villaggi, cattura un gran numero di capi di bestiame
e di uomini. I Menapi, nella morsa della necessità, gli inviano
degli ambasciatori per chiedere la pace. Cesare riceve gli ostaggi e dichiara
che li avrebbe considerati nemici, se avessero ospitato nei loro territori
Ambiorige oppure i suoi emissari. Sistemata la questione, lascia a sorvegliare
la regione l'atrebate Commio con la cavalleria tra i Menapi e si dirigecontro
i Treveri.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 11 ^top
In
Gallia, non solamente in tutte le città ed i villaggi e le comunità,
ma anche quasi in ogni famiglia, ci sono fazioni ed i capi di quelle fazioni
sono quelli che a loro parere si ritiene abbiano la più elevata
autorità; al giudizio insindacabile di costoro spetta la suprema
autorità in ogni decisione. Sembra che questo sia stato stabilito
fin da tempi antichi, per quel motivo, affinchè nessuno proveniente
dalla plebe fosse senza protezione contro uno più potente. Infatti
nessun capo permette che i suoi sudditi vengano schiacciati ed oppressi,
né se agisse diversamente, avrebbe potere tra i suoi. Questo stesso
sistema è presente nell'insieme di tutta la Gallia, infatti tutte
le città sono divise in due parti.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 13 ^top
In
tutta la Gallia ci sono due classi di persone tenute in un certo conto
e riguardo. La gente del popolo, infatti, è considerata quasi alla
stregua degli schiavi, non osa nessuna azione di propria iniziativa e non
viene ammessa alle assemblee. I più, oberati dai debiti, dai tributi
gravosi o dai soprusi dei potenti, si mettono al servizio dei nobili, che
su di essi godono degli stessi diritti che hanno i padroni sugli schiavi.
Delle due classi, dunque, la prima comprende i druidi, l'altra i cavalieri.
I druidi si occupano delle cerimonie religiose, provvedono ai sacrifici
pubblici e privati, regolano le pratiche del culto. Moltissimi giovani
accorrono a istruirsi dai druidi, che tra i Galli godono di grande onore.
Infatti, risolvono quasi tutte le controversie pubbliche e private e, se
è stato commesso un reato, se c'è stato un omicidio, oppure
se sorgono problemi d'eredità o di confine, sono sempre loro a giudicare,
fissando risarcimenti e pene. Se qualcuno, privato cittadino o un popolo,
non si attenuto alla loro decisione, gli interdicono i riti religiosi.
Questa è la pena più grave tra i Galli. Chi ne è stato
colpito, viene considerato un empio, un criminale: tutti si scostano alla
sua vista, lo evitano e non gli rivolgono la parola, per non contrarre
qualche sciagura dal suo contatto; non è ammesso a chiedere giustizia,
né può essere partecipe di qualche carica. Tutti i druidi
hanno un unico capo, che gode della massima autorità. Alla sua morte,
ne prende il posto chi preceda gli altri druidi in prestigio, oppure, se
sono in parecchi ad avere uguali meriti, la scelta è lasciata ai
voti dei druidi, ma talvolta si contendono la carica addirittura con le
armi. In un determinato periodo dell'anno si radunano in un luogo consacrato,
nella regione dei Carnuti, ritenuta al centro di tutta la Gallia. Chi ha
delle controversie, da ogni regione qui si reca e si attiene alla decisione
e al verdetto dei druidi. Si pensa che la loro dottrina sia nata in Britannia
e che, da lì, sia passata in Gallia: ancor oggi, chi intende approfondirla,
in genere si reca sull'isola per istruirsi.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 14 ^top
I
Druidi abitualmente sono lontani dalla guerra e non pagano le tasse comegli
altri, sono esentati dal servizio militare e da ogni tipo di obbligo.Incitati
dai numerosi vantaggi, i più si recano spontaneamente alla loro
scuola, o si è spinti dai parenti. Là sono detti a memoria
un gran numero di versi. Perciò rimangono a scuola 20 anni ciascuno.Ma
non ritengono essere lecito affidare tale dottrina alla scrittura, mentre
in quasi tutte le altre faccende pubbliche e private si servono dell'alfabeto
greco. Credo che abbiano deciso questo per due motivi, perché nonvogliono
che la loro dottrina sia diffusa tra la massa, e che coloro chela imparano,
confidando nella scrittura, esercitino meno la memoria, poichéaccade
che la maggior parte rallenta nello studio l'applicazione e la memoria
con l'aiuto dei testi scritti. In primo luogo vogliono convincere i discepoli
di questo: che l'anima non muore, ma che dopo la morte passa da un corpo
all'altro, e ritengono che da ciò in modo particolare siano incitati
al valore, poiché è stata messo da parte il timore della
morte. Inoltre fanno molte ricerche sugli astri e sul loro movimento, sulla
grandezza dell'universo e della Terra, sui fenomeni naturali, sulla forza
e sulla potenza degli dei immortali e (lo) tramandano ai giovani.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 15 ^top
L'altra
è la classe dei cavalieri. Quando ce n'è bisogno scoppia
qualche guerra (prima dell'arrivo di Cesare se ne verificavano quasi ogni
anno, sia che fossero i Galli ad attaccare, che a difendersi), i cavalieri
partecipano al completo alle operazioni militari, e fra questi tanto più
uno è influente per nascita e mezzi, tanto più si circonda
di servitori e clienti. Questa è l'unica forma di prestigio e dipotere
che conoscono.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 16 ^top
La
nazione dei Galli è assai dedita alle preghiere, e perciò
quelli che sono affetti da malattie piuttosto gravi, si trovano in pericolo
e in battaglia o immolano uomini a favore delle vittime o fanno voto di
immolare uomini e si servono dei druidi come ministri per questi sacrifici,
perché ritengono che non possono essere placati in altro modo gli
dei immortali se non viene data una vita umana in cambio di una vita umana,e
hanno organizzato sacrifici di tal genere per conto delle comunità.
Altri hanno statue di imponente grandezza le cui membra fatte di vimini
intrecciati riempiono con uomini vivi, con questi incendiati, gli uomini
vengono privati della vita circondati dalla fiamma. Il supplizio di coloro
che furono sorpresi di furto, di latrocinio o colpevoli per altre cose,
dicevano che fosse più gradito agli dei immortali. Ma quando mancava
disponibilità di uomini di tal fatta, scendono anche a supplizidi
innocenti.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 18 ^top
I
Galli dicono di discendere tutti dal padre Dite e dicono che siano i Druidi
a tramandarlo. Per questa ragione calcolano il tempo non in base ai giorni,
ma alle notti. Ed anche i compleanni come i primi giorni del mese e dell'anno
li osservano a partire dalla notte fino al giorno successivo. Per quanto
riguarda gli altri costumi quotidiani differiscono dagli altri popoli quasi
solo per questo aspetto: non permettono che i figli li avvicinino davanti
a tutti, eccezion fatta per quando, cresciuti, sono ormai in grado di prestare
servizio militare, e considerano una cosa vergognosa che un figlio, in
tenera età, si presenti in pubblico davanti al padre.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 19 ^top
I
mariti, dopo aver fatto una stima, mettono insieme alla dote (della moglie)
tanti beni (tratti) dalle loro sostanze quante ne hanno ricevute dalla
moglie a titolo di dote. Di tutto questo patrimonio si tiene l'amministrazione
in comune e si conservano gli interessi. La parte di entrambi con gli interessi
degli anni precedenti, tocca a quello di loro due che è sopravvissuto
di più.L'uomo ha potere di vita e di morte su moglie e figli e quando
muore un nobile, se sorgono sospetti sulle circostanze della morte, fanno
un processo alla moglie e se si è raggiunta la prova della colpevolezza,
la uccidono dopo averla torturata col fuoco e con ogni tipo di tormenti.
I funerali sono, in relazione al grado di civiltà dei galli, fastosi
e sontuosi; ogni cosa che ritengono sia stata cara ai defunti quando erano
in vita, viene gettata nel fuoco, anche gli animali, e, poco prima di quest'epoca,
i servi, che risultava evidente fossero cari ai defunti, venivano nello
stesso tempo cremati.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 20 ^top
Presso
i popoli che, secondo l'opinione comune, sono meglio organizzati, la legge
ordina che se uno sente, dalle genti confinanti, voci o notizie riguardanti
lo stato, deve informare il magistrato senza accennarlo ad altri, perché
spesso, si sa, gli uomini avventati e inesperti si lasciano abbattere dalle
false notizie, sono spinti a commettere delitti e prendono decisioni sui
problemi più importanti. I magistrati tengono segreto ciò
che a loro sembra opportuno e pubblicano le altre notizie considerate utili.
Non è permesso parlare di questioni di stato se non che nelle assemblee.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 21 ^top
I
Germani hanno abitudini molto diverse. Infatti, non hanno druidi che presiedano
alle pratiche religiose, né attendono particolarmente ai sacrifici.
Annoverano tra gli dei solo quelli che vedono e dal cui aiuto si giovano
manifestamente: il Sole, Vulcano, la Luna. Degli altri dèi non hanno
neanche sentito parlare. Passano tutta la vita tra cacce e addestramento
alla guerra: fin dall'infanzia si abituano alla fatica e alla vita dura.
Quelli che rimangono tanto più a lungo vergini, tanto più
ricevono le lodi della sua gente: ritengono che ciò aumenti la statura,
accresca la robustezza fisica e il vigore. E reputano tra le cose più
vergognose aver rapporti intimi con una donna prima dei vent'anni; ma il
sesso non viene nascosto, in quanto maschi e femmine si lavano insieme
nei fiumi, indossano pelli o giubbotti di pelliccia che lasciano scoperta
gran parte del corpo.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 22 ^top
I
Germani non si dedicano all'agricoltura e la maggior parte del loro nutrimento
consiste in latte, formaggio, carne. Nessuno ha una superficie determinata
di terreno o di propri territori, ma i capi e i magistrati di anno in anno
assegnano alle famiglie, alle parentele e a quegli uomini che si sono riuniti
insieme, quella quantità di terra e nel luogo che, secondo loro,
sembra opportuno e li costringono l'anno dopo a trasferirsi altrove. Adducono
molte ragioni a ciò: perché non cambino la passione del fare
la guerra con l'agricoltura, presi dall'abitudine della vita sedentaria;
affinchè non cerchino di procurarsi vasti terreni, perchè
i più potenti non scaccino dai loro possedimenti i più umili;
affinchè non costruiscano case con troppa cura per evitare il freddo
e il caldo; perché non si manifesti una qualche avidità di
denaro da cui nascano ribellioni e discordie; per tenere a freno la plebe
attraverso la moderazione dal momento che ognuno vede che le sue ricchezze
sono uguali a quelle dei più potenti.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 6, 27 ^top
Ci
sono anche le così dette alci. Il loro aspetto ed il diverso colore
del pelo è simile a quello delle capre, però sono leggermente
più grandi. hanno le corna mozze e le zampe senza giunture e articolazioni.
Non si stendono per riposare e, se sono cadute abbattute a terra per qualche
strano motivo, non sono capaci di rialzarsi o risollevarsi. Esse hanno
gli alberi come giacigli, ad essi si appoggiano e così stanno leggermente
inclinate. Quando da parte dei cacciatori si è scoperto grazie alle
loro impronte il posto dove sono solite rifugiarsi, scalzano dalle radici
o tagliano tutti gli alberi in quel modo, per lasciare l'apparenza esteriore
degli alberi diritti. Le alci si sono appoggiate qui secondo la loro abitudine,con
il loro peso fanno crollare gli alberi instabili e loro stesse cadono con
loro.
Versioni di latino
tradotte - Cesare
De
bello Gallico 7, 2 ^top
Dopo
questi discorsi, i Carnuti si dichiarano pronti ad affrontare ogni pericolo
per la salvezza comune e promettono di aprire, primi tra tutti, le ostilità.
E poiché al momento non potevano scambiarsi ostaggi come garanzia
per entrambi, per non rendere evidenti i propri piani, chiedono di sancire
i patti con un giuramento e una promessa, raccolte in un fascio tutte le
insegne militari, come vuole la più solenne cerimonia secondo le
loro abitudini: non intendevano trovarsi da soli, una volta iniziato il
conflitto. Allora tutti i presenti elogiano i Carnuti e pronunciano il
giuramento solenne. Fissano la data della sollevazione e sciolgono il concilio.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 8 ^top
Dopo
aver approntato tutto ciò, quando ormai Lucterio era stato fermato
e arretrava, perché riteneva pericoloso inoltrarsi nelle zone presidiate,
Cesare si dirige nelle terre degli Elvi. Le Cevenne, monti che segnano
il confine tra Arverni ed Elvi, ostacolavano il cammino, la stagione era
la più inclemente, la neve molto alta; tuttavia, spalò la
neve per una profondità di sei piedi, si aprì un varco grazie
all'enorme sforzo dei soldati e raggiunse i territori degli Arverni. Piombò
inatteso sui nemici, che si ritenevano protetti dalle Cevenne come da un
muro: mai, neppure un uomo isolato, in quella stagione era riuscito a praticarne
i sentieri. Ordina ai cavalieri di effettuare scorrerie nel raggio più
ampio e di seminare il panico tra i nemici quanto più potevano.
La voce e le notizie, ben presto, giungono a Vercingetorige: tutti gli
Arverni, spaventati, lo attorniano e lo scongiurano di pensare alla loro
sorte, di impedire ai Romani le razzie, tanto più ora che vedeva
tutto il peso della guerra ricadere su di loro. Sotto la pressione delle
preghiere, sposta il campo dal paese dei Biturigi verso il territorio degli
Arverni.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 74 ^top
Terminate
tali opere, seguendo i terreni più favorevoli per conformazione
naturale, costruì una linea difensiva dello stesso genere, lunga
quattordici miglia, ma opposta alla prima, contro un nemico proveniente
dalle spalle: così, anche nel caso di un attacco in massa dopo la
sua partenza, gli avversari non avrebbero potuto circondare i presidi delle
fortificazioni, né i nostri si sarebbero trovati costretti a sortite
rischiose. Ordina a tutti di portare con sé foraggio e grano per
trenta giorni.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 78 ^top
Pronunciati
i (vari) pareri, decidono di allontanare dalla città chi, per malattia
o età, non poteva combattere e di tentare tutto prima di risolversi
alla proposta di Critognato; tuttavia, se la situazione li costringesse
e gli aiuti tardassero, bisognerebbe sottomettersi a quel piano piuttosto
che accettare condizioni di resa o di pace. I Mandubi, che li avevano accolti
nella loro città, sono costretti a partire con i figli e le mogli.
Giunti ai piedi delle difese romane, tra le lacrime e con preghiere d'ogni
genere, supplicavano i nostri di prenderli come schiavi e di dare loro
del cibo. Ma Cesare, disposte sentinelle sul vallo, proibiva di accoglierli.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 85 ^top
Cesare,
trovato un punto di osservazione adatto, vede che cosa accade in ciascun
settore; manda rinforzi a quelli che sono in difficoltà.Entrambi
gli schieramenti sentono che è il momento decisivo, in cui occorreva
lottare allo spasimo: i Gallidisperano completamente di salvarsi se non
riusciranno a sfondare la linea fortificata; i Romani, se otterranno la
vittoria, si aspettavano la fine di tutti i travagli. Lo scontro era più
aspro lungo le fortificazioni sul colle, dove, lo abbiamo detto, era stato
inviato Vercassivellauno. La posizione sfavorevole dei nostri, in salita,
aveva un peso determinante. Dei Galli, alcuni scagliano dardi, altri formano
la testuggine e avanzano. Forze fresche danno il cambio a chi è
stanco. Tutti quanti gettano sulle difese molta terra, che permette ai
Galli la scalata e ricopre le insidie nascoste nel terreno dai Romani.
Ai nostri, ormai, mancano le armi e le forze.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 86 ^top
Quando
lo viene a sapere Cesare invia Labieno con sei coorti a rinforzo di chi
si trova in difficoltà; gli ordina, nel caso che non riesca a resistere,
di portar fuori le coorti e di tentare una sortita, ma solo in caso di
necessità estrema. Dal canto suo, raggiunge gli altri, li esorta
a non cedere, spiega che in quel giorno, in quell'ora era riposto ogni
frutto delle battaglie precedenti. Gli assediati, disperando di poter forzare
le difese di pianura, salde com'erano, attaccano i dirupi, cercando di
scalarli: sulla sommità ammassano tutte le armi approntate. Con
nugoli di frecce scacciano i nostri difensori dalle torri, riempiono le
fosse con terra e fascine, spezzano il vallo e il parapetto mediante falci.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 87 ^top
Cesare
prima invia il giovane Bruto con alcune coorti, poi il legato C. Fabio
con altre. Alla fine egli stesso, mentre si combatteva sempre più
aspramente, conduce in aiuto reparti freschi. Ristabilite le sorti della
battaglia e respinti i nemici, si dirige dove aveva inviato Labieno; fa
uscire quattro coorti dal fortalizio più vicino e ordina che parte
della cavalleria lo segua, parte aggiri le difese esterne e attacchi il
nemico alle spalle. Poiché né i terrapieni, né le
fosse valevano a frenare l'impeto dei nemici, Labieno raduna trentanove
coorti, che la sorte gli permise di raccogliere dalle ridotte più
vicine, quindi invia a Cesare messaggeri per informarlo delle sue intenzioni.Cesare
si affretta a partecipare alla battaglia.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 88 ^top
I
nemici, dominando dall'alto i declivi e i pendii dove transitava Cesare,
mossero all'attacco, non appena notarono il suo arrivo per il colore del
mantello che era solito indossare in battaglia e videro gli squadroni di
cavalleria e le coorti a cui aveva ordinato di seguirlo. Entrambi gli eserciti
levano alte grida, un grande clamore risponde dal vallo e da tutte le fortificazioni.
I nostri lasciano da parte i giavellotti e mettono mano alle spade. All'improvviso
compare la cavalleria dietro i nemici. Altre coorti stavano accorrendo:
i Galli volgono le spalle. I cavalieri affrontano gli avversari in fuga.
È strage. Sedullo, comandante e principe dei Lemovici aremorici,
cade; l'arverno Vercassivellauno è catturato vivo, mentre tentava
la fuga; a Cesare vengono portate settantaquattro insegne militari; di
tanti che erano, solo pochi nemici raggiungono salvi l'accampamento. Dalla
città
vedono il massacro e la ritirata dei loro: persa ogni speranza di salvezza,
richiamano le truppe dalle fortificazioni. Appena odono il segnale di ritirata,
i Galli fuggono dall'accampamento. E se i nostri soldati non avessero risentito
delle continue azioni di soccorso e della fatica di tutta la giornata,
avrebbero potuto annientare le truppe avversarie. Verso mezzanotte la cavalleria
si muove all'inseguimento della retroguardia nemica: molti vengono catturati
e uccisi; i rimanenti, una volta riusciti a fuggire, si allontanano dai
loro paesi.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 7, 89 ^top
Il
giorno successivo, Vercingetorige convoca l'assemblea e spiega che quella
guerra l'aveva intrapresa non per interessi personali, ma per la libertà
comune, e giacché bidognava sottomettersi alla sorte, si offriva
a loro disposto a entrambe le soluzioni, sia che volessero ingraziarsi
i Romani con la sua morte sia che volessero consegnarlo vivo. A tale proposito
vengono inviati a Cesare dei legati. Esige la resa delle armi, la consegna
dei capi dei vari popoli. Pone il suo seggio sulle fortificazioni, dinnanzi
all'accampamento; qui gli vengono condotti i comandanti galli. Vercingetorige
si arrende, le armi vengono gettate ai suoi piedi. A eccezione degli Edui
e degli Arverni, tutelati nella speranza di poter riguadagnare, tramite
loro, le altre genti, Cesare distribuisce, a titolo di preda, i prigionieri
dei rimanenti popoli a tutto l'esercito, uno a testa.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 8, 1(possibili errori nella parte finale) ^top
Piegata
tutta la Gallia, Cesare, che dalla scorsa estate non aveva mai smesso di
combattere, voleva concedere, dopo tante fatiche, un po' di riposo ai soldati
negli accampamenti invernali. Però giungeva notizia che diversi
popoli contemporaneamente rinnovavano i piani di guerra e facevano alleanze.
La ragione di tali iniziative, verosimilmente, era che tutti i Galli sapevano
bene che nessun esercito concentrato in un solo punto poteva resistere
ai Romani e che, se parecchie genti, nello stesso istante, li avessero
attaccati su fronti diversi, l'esercito del popolo romano non avrebbe avuto
aiuti, tempo, truppe sufficienti per fronteggiare tutti. E nessun popolo
doveva sottrarsi al destino di un rovescio, se avesse permesso agli altri
di riacquistare la libertà, impegnando i Romani.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 8, 2 ^top
Al
fine di evitare che le aspettative dei Galli trovassero conferme, Cesare
affida al questore Antonio il comando dei suoi quartieri d'inverno; la
vigilia delle calende di gennaio, parte da Bibracte con una scorta di cavalieri
verso la tredicesima legione, stanziata da lui nei territori dei Biturigi,
non lontano dagli Edui. Alla tredicesima legione unisce l'undicesima, la
più vicina. Lasciate due coorti a guardia delle salmerie, guida
il resto dell'esercito nelle fertilissime campagne dei Biturigi. Questi
ultimi avevano ampi territori e numerose città, per cui la presenza
di una sola legione nei campi invernali non era valsa a impedire i preparativi
di guerra e i patti di alleanza.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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bello Gallico 8, 11 ^top
Cesare,
constatato che ormai da molti giorni il nemico si trovava nell'accampamento,
difeso dalla palude e dalla conformazione naturale della zona, si era anche
reso conto che non poteva né espugnare il loro campo senza un rovinoso
combattimento, né circondarlo con azioni d'assedio, a meno dell'impiego
di truppe più numerose. Allora invia una lettera a Trebonio, ordinandogli
di richiamare quanto prima la tredicesima legione (che svernava nelle terre
dei Biturigi con il legato Sestio) e di raggiungerlo con le tre legioni
a marce forzate. Intanto, ai cavalieri dei Remi, dei Lingoni e degli altri
popoli, che aveva richiesto in gran numero, dà l'incombenza di scortare
a turno i nostri in cerca di foraggio, per proteggerli da improvvisi attacchi
dei nemici.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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De
bello Gallico 8, 17 ^top
Mentre
gli agguati erano sempre più frequenti, Cesare venne a sapere da
un prigioniero che Correo, il capo dei Bellovaci, aveva scelto 6000 fanti
tra i più forti e 1000 cavalieri in totale, per fare una trappola
nella zona in cui presumeva che si sarebbero spinti i Romani, vista l'abbondanza
di grano e foraggio. Avvertito del piano, Cesare guida fuori dal campo
più legioni del solito e manda in avanti la cavalleria, che, come
sempre, scortava i soldati in cerca di foraggio. Inserisce tra i cavalieri
gruppi di ausiliari armati alla leggera. Da parte sua, si avvicina il più
possibile con le legioni.
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Versioni di latino tradotte - Cesare
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bello Gallico 8, 18 ^top