|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Cicerone
scopre il sepolcro di Annibale ^top
Io questore cercavo il sepolcro
di Archimede ignorato completamente dai Siracusani, poichè negavano
completamente che esistesse, chiuso da ogni parte e coperto dai cespugli
e dai rovi. Ricordavo infatti alcuni versetti senari, che avevo appreso
essere scritti sul sepolcro, che dichiaravano che in cima al sepolcro fosse
stata posta una sfera con un cilindro. Io poi esaminando con gli occhi
tutte le cose (c'è infatti presso la porta Agragantina una gran
quantità di sepolcri), osservai una colonnetta non molto sporgente
da un cespuglio, sulla quale c'era la figura di una sfera e di un cilindro.
E io subito ai Siracusani (c'erano poi con me dei consiglieri) dissi che
io credevo che fosse quella stessa cosa che cercavamo. Mandati molti dentro
con le falci, ripulirono e aprirono il luogo. Perciò essendo stato
aperto l'ingresso accedemmo alla base posta di fronte. Appariva un epigramma
dalle parti posteriori rovinate quasi cancellate. Così la nobilissima
città della Grecia, un tempo senza dubbio anche dottissima, avrebbe
ignorato il monumento del suo più unico cittadino acutissimo se
non lo avesse appreso un Arpinate
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
De
Divinatione 1, 5 ^top
Io
stesso mi sono chiesto quale opinione si debba avere sulla divinazione,
poiché Carneade aveva parlato a lungo contro gli stoici con acutezza
e facondia, e ho temuto di dare il mio assenso con troppa facilità
ad una falsa dottrina o non sufficientemente approfondita. Mi sembra dunque
che sia meglio mettere a confronto più e più volte, attentamente,
gli argomenti a pro e contro, come ho fatto nei tre libri sulla natura
degli dèi. In effetti, se in ogni questione è disonorevole
la precipitosità nell'aderire a una tesi e l'uscire dalla retta
via, tanto più lo è dove si tratta di giudicare quanta autorità
dobbiamo attribuire agli auspicii, ai riti, alla religione. C'è
infatti il pericolo di cadere o in un'empia aberrazione, se trascuriamo
queste cose, oppure in una superstizione da vecchie, se le accettiamo.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Dispute
filosofiche in casa di Cicerone ^top
Ma
come Aristotele, uomo di estrema intelligenza, sapere e facondia, poichè
fu spinto dalla gloria dell'oratore Isocrate, prese anche ad insegnare
ai ragazzi e ad unire la saggezza all'eloquenza, così come a noi
non abbandonare l'antico studio del parlare e dedicarci a questa più
vasta e ricca arte. Infatti io ho sempre pensato che questa sia la perfetta
filosofia, quella che possa parlare con abbondanza ed in modo raffinato
sulle questioni più elevate; nel cui esercizio abbiamo dedicato
tanti studi che avrei già anche il coraggio di tenere delle lezioni
alla maniera dei Greci. Non molto tempo fa a Tuscolano, mentre vi si trovavano
parecchi miei parenti, ho sperimentato quali fossero le mie capacità
in quel campo. Come infatti in precedenza declamavo le cause del tribunale,
cosa che nessuno ha fatto più spesso di me, così ora questa
per me è un vecchio esercizio oratorio. Ordinavo che ciascuno proponesse
l'argomento del quale voleva sentir parlare; di quello parlavo da seduto
o passeggiando. Così ho raggruppato le lezioni , come le chiamano
i Greci, di cinque giorni in altrettanti libri. Accadeva tuttavia che,
dopo che chi voleva ascoltare aveva espresso la sua opinione, allora io
la confutassi. Questo è, infatti, il vecchio e socratico metodo,
come sai, del discutere contro l'opinione di qualcuno.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Due
ragazzi sospettati di parricidio ^top
Dicono
che non molti anni prima un tale Terracinense, uomo non sconosciuto, essendo
andato a dormire nella stessa camera con i due figli adolescenti, venne
ritrovato sgozzato la mattina seguente. Non essendo rintracciato né
alcun servo né alcun uomo libero sul quale potesse ricadere questo
sospetto, a proposito del parricidio furono sospettati i nomi dei figli.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Efficacia
della parola sull'animo degli uditori ^top
E'
necessario che chi parla per riscuotere l’approvazione della folla venga
approvato anche dai dotti. Infatti che cosa vi sia di bello o di brutto
in un discorso, lo giudicherò io, sempre che io sia capace o sappia
giudicare, ma quale sia l’oratore lo si potrà capire dall’efficacia
della sua parola. Tre sono infatti, almeno così credo io, gli scopi
a cui si deve mirare col parlare: per informare colui davanti al quale
si terrà il discorso, per divertirlo, e per commuoverlo fortemente.
Per quali doti dell’oratore si ottenga ciascuno di questi scopi o per quali
difetti egli non li consegua o anche in essi sbagli e cada, lo giudicherà
qualche competente. Ma se l’oratore ottenga o no che gli ascoltatori provino
l’impressione che egli desidera lo si giudica dall’assenso e dall'approvazione
della folla. Chi ascolta un oratore presta fede alle cose che si dicono,
le ritiene vere, è d'accordo, approva; l'eloquenza ispira fiducia:
tu maestro, cosa vuoi di più? la folla degli uditori è attratta
e allettata dall'orazione e in certo qual modo è in parte invasa
dalla volontà: cosa hai da discutere? Si rallegra, soffre, ride,
piange, sente simpatia oppure odio, disprezza, invidia, è condotto
alla pietà, alla vergogna, al rammarico, si sdegna, si placa, spera,
teme; e tali sentimenti si manifestano a seconda che l'animo degli ascoltatori
sia tratto dalle parole, dai concetti, dal modo di porgere; che motivo
ha per aspettare il parere di un giudice? La stessa cosa che approva la
folla deve essere approvata dagli intenditori. Insomma questo è
un saggio del vero giudizio popolare: che non ci fu mai dissenso tra la
folla da un lato, i critici e i competenti dall'altro. Anche se gli oratori
erano tanti in così vari generi di eloquenza, quale mai tra essi
a giudizio della folla fu stimato eccellente senza che in pari tempo venisse
approvato dai competenti?
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Gli
scherzi leciti (De officis 1 da metà 103 a metà 105) ^top
Il genere dello scherzo dev'essere non eccessivo o smodato, ma onesto e gentile.
Come non concediamo ai fanciulli ogni libertà nei giochi, ma solo quella che non è contraria
a quelle cose che l'onestà richiede, così anche nello scherzo risplenda un barlume d'animo
gentile. Infatti ci sono due modi di giocare: il primo ignobile, sfacciato, vergognoso,
osceno; l'altro elegante, cortese, ingegnoso, arguto, il qual genere non solo fu tramandato
dal nostro Plauto e dalla commedia degli Attici, ma ache dai libri dei filosofi socratici.
E' infatti facile la distinzione fra lo scherzo ingenuo e quello ignobile. il primo,
se si presenta il momento, è degno dell'uomo più serio, il secondo non si addice nemmeno
a chi abbia tempo da perdere, se spinge a gesti vergognosi o a parole indecenti. Anche
il modo di giocare deve essere contenuto per non lasciarsi andare, nel parlare, ad una
qualche espressione disonorevole. Occorre sempre avere manifesto quanto la natura dell'uomo
preceda gli animali e le altre belve: quelle non sentono che il piacere dei sensi, la mente
dell'uomo è sostentata dal conoscere e dal pensare, sempre è comandata dal piacere di
vedere e ascoltare.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
I
requisiti di una corretta generosità ^top
Prima
si deve fare in modo che la generosità non danneggi quelli stessi
a cui vogliamo fare del bene; poi che non sia maggiore la benignità
che le nostre facoltà; allora si attribuisca a ciascuno secondo
la sua condizione sociale. Questo è il fondamento della giustizia,
al quale tutte le cose devono essere riferite.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Il
creato, opera dell'intelligenza divina ^top
Quando
innalziamo lo sguardo al cielo e contempliamo le cose celesti, cosa può
essere tanto chiaro e manifesto quanto il fatto che esiste qualche divinità
dall'intelligenza assai straordinaria, dalla quale le cose sono regolate?
Se qualcuno venisse in qualche casa o in una palestra o nel foro, vedesse
l'organizzazione, la giusta misura e la norma di condotta di tutte le cose,
non potrebbe giudicare che quelle cose sono fatte senza un motivo fondato,
ma che esiste qualcuno che comanda e a cui si è sottoposti. E' inevitabile
molto di più che si decida che, in così grandi mutamenti,
nelle regolarità di cose tanto importanti e così numerose,
i così grandi moti della natura siano governati da una qualche intelligenza.
Crisippo disse: "Se, infatti, c'è qualcosa nella natura che la potenza
umana non può fare, certamente ciò che ha fatto quello è
migliore dell'uomo; pertanto le cose celesti non possono essere fatte dall'uomo;
dunque quest'essere, da cui sono state fatte, è migliore dell'uomo"
Ma ciò come potresti chiamarlo, se non Dio?
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
I
sacrifici umani nella religione gallica ^top
Tutte
le altre genti sostengono una guerra in difesa delle loro religioni, codeste
contro ogni religione: quelle, nell'esercitare le guerre, chiedono agli
dei immortali pace e compiacenza, questi sostengono le guerre con gli stessi
dei immortali. Queste sono stirpi che una volta e per così lungo
tempo arrivarono dai loro territori devastando e depredando il globo terrestre
a Delfi e fino all'oracolo di Apollo. Da quelle stesse genti il tempio
di Giove venne assediato e quel Giove, al cui nome i nostri più
valorosi vollero che la fiducia dei testimoni fosse stata vinta. Infine
a questi cosa mai può essere sembrato santo o religioso (o chi mai
può sembrare a questi vituoso e devoto che, anche tutte le volte
che credono che gli dei da placare siano spinti da qualche timore, profanano
gli altari e i templi dei loro nemici, che non possono neppure osservare
la religione, se non violano prima questa con una scelleratezza? Chi infatti
ignora che quelli conservino fino ad oggi la mostruosa e barbara tradizione
di sacrificare gli uomini? E per quale ragione, con quale fiducia, quale
pietà giudicate? Essere quelli che pensano che gli dei immortali
possano essere placati con estrema facilità dal sangue e con la
malvagità degli uomini?
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
L'africano
Maggiore predice al nipote la sua futura gloria ^top
Non
vedi quella città, che costretta da me ad obbedire al popolo romano,
ripristina le guerre precedenti nè può stare tranquilla (e
poi indicava Cartagine dal luogo alto e pieno di stelle), alla quale tu
ora vieni per combattere? Tu console distruggerai questa in questi due
anni. Quando poi avrai distrutto Cartagine, avrai celebrato il trionfo,
sarai diventato censore, sarai andato come ambasciatore in Egitto, Siria,
Asia, Grecia, sarai nominato per la seconda volta console e farai una grandissima
guerra, conquisterai la Numanzia. Ma quando sarai stato portato sul carro
in trionfo verso il campidoglio, vedrai lo stato turbato dalle decisioni
di mio nipote Caio Gracco. In quel momento sarà necessario che tu
dimostri la tua forza dell'animo, dell'ingegno e della tua saggezza. Allora
tutti i cittadini si rivolgeranno a te solo, al tuo solo nome: il senato,
tutti i buoni cittadini, gli alleati, i Latini ti guarderanno con speranza.
Tu sarai il solo sul quale si appoggerà la salvezza dello stato,
è necessario che tu, dittatore, ristabilisca la repubblica se sarai
sfuggito dalle mani empie dei parenti e dei nemici.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
La
modestia di Platone ^top
Raccontano
che il filosofo Platone, quando si recava ad Olimpia per i giochi, che
erano giudicati con grande solennità in tutta la Grecia , avesse
dormito per alcuni giorni in una tenda con uomini che non conosceva e ai
quali lui era sconosciuto. Tuttavia non si vergognò della loro compagnia,
né diede loro fastidio con discorsi raffinati e non ebbe avversione
per le loro menti ignare, ma si procurò con affabilità e
cortesia la devozione di tutti. E perciò quelli giovarono molto
della sua compagnia.
Tuttavia non fece nessun accenno sul suo maestro Socrate o riguardo la
filosofia, e non li informò sul suo nome, perché voleva nascondere
loro chi fosse. Ma, dopo lafine dei giochi, essendo ritornato ad Atene
con i suoi compagni di tenda, gli venne richiesto di condurli all'accademia
e di mostrargli quel famoso Platone, che tutti giudicavano il più
grande filosofo.
Allora egli sorridendo dolcemente, disse: "Sono io Platone". Dopo essersi
meravigliati di questo, si pentirono amaramente di essere stati a lungo
nella stessa tenda con un simile uomo e che nessuno gli avesse domandato
chi fosse.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
La
morte di Ortensio ^top
Essendo
venuto a Rodi, allontanandomi dalla Cilicia, ed essendomi stato riferito
a proposito della morte di Quinto Ortensio, fui colpito da un dolore troppo
grande secondo l'opinione di tutti. Infatti sia, perso l'amico, mi vedevo
privato di n'abitudine gioconda e della comunanza di molti incarichi, sia
per la morte di un tale augure compiangevo la dignità diminuita
del nostro collegio. Accresceva anche il fastidio per il fatto che la maggior
parte dei sapienti e la scarsezza di galantuomini, un uomo egregio, morto
in un periodo assai favorevole allo stato lascia la sua autorità
e saggezza. Mi raddolora anche che avevo perso non, come pensavano i più,
un avversario o un invidioso delle mie lodi, ma il miglior socio e consorte
di un grandioso sforzo. E infatti, se nello studio delle arti minori è
stato tramandato che i nobili poeti si dolevano per la morte dei poeti
contemporanei, con quale animo infine ho dovuto sopportare la morte di
colui con il quale era più glorioso combattere che non aver del
tutto come avversario.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
La
scelta della propria strada ^top
In
primo luogo dobbiamo stabilire chi e quali vogliamo essere, e qual genere
di vita vogliamo seguire; deliberazione questa che è la più
difficile fra tutte. Infatti, entrando nella giovinezza, quando più
debole è la forza del raziocinio, ciascuno si elegge quel modo di
vivere di cui si é maggiormente invaghito. Pertanto prima ancora
d'aver potuto giudicare qual sia il migliore si trova impigliato in un
certo sistema di vita. Come si legge in Senofonte, Ercole, nella prima
giovinezza, che è il tempo assegnato dalla natura per la scelta
del cammino che ognuno percorrerà nella vita, giunse in un luogo
solitario e che ivi sedendo, poiché si aprivano innanzi a lui due
Strade, una del Piacere, l'altra della Virtù, stette lungamente
e intensamente riflettendo tra sé in quale delle due fosse meglio
entrare. Questo poté forse toccare in sorte a Ercole, figlio di
Giove, ma non a noi, che imitiamo i desideri degli altri. Il più
delle volte, poi, imbevuti dei precetti dei nostri genitori, noi siamo
dolcemente condotti a prendere i loro costumi e le loro abitudini; altri
si lasciano trascinare dal giudizio della moltitudine e vagheggiano con
più acceso desiderio quelle cose che alla maggior parte degli uomini
sembrano infinitamente belle.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Le
mollezze del governatore Verre (possibili errori nella parte sottolineata)
^top
Verre
in questa maniera rese facile e piacevole per lui la fatica delle marce,
che è la più grande nel servizio militare. Aveva scelto la
città di Siracusa e questo pretore viveva qui d'inverno e nessuno
lo vide fuori di casa. Ma quando cominciava ad essere primavera -
l'inizio
della quale costui pensava non cominciasse nè dal Favonio nè
da qualche stella ma quando aveva visto la rosa - si dedicava alla
fatica ed ai viaggi, nei quali si mostrava così paziente che nessuno
lo vide mai seduto a cavallo. Infatti veniva trasportato da una portantina
sulla quale si trovava un cuscino imbottito di bianchissime rose; lui stesso
aveva una ghirlanda sulla testa e un'altra al collo.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Le
Tusculane 2, 8 ^top
Ma
ascoltiamo lo stesso Ercole, che era fatto a pezzi dal dolore proprio allora
quando con la morte si procurava l'immortalità. Quali parole costui
pronuncia nelle Trachinie di Sofocle! e a lui Deianira avendo fatto indossare
l'intrisa camicia di sangue del Centauro ed essendo aderita alle carni,
egli dice:
o le molte cose dure e difficili a dirsi, tremende a sopportarsi
che sopportai tollerate col corpo e lo spirito!
A me non l'ira dell'implacabile Giunone,
non il crudele Euristeo produsse tanto male,
quanto una sola maligna, nota da Eneo.
Costei, senza che lo sapessi, mi strinse nella veste delle furie
che appiccicatasi ai fianchi dilania col moso le carni
e succhia il fiato dei polmoni premendo fortemente;
ormai ha bevuto tutto lo scolorito sangue.
Così consumato da eterna rovina il corpo si è rovinato,
proprio io muoio legato da una veste pestifera.
Non una mano ostile, non la grandezza dei giganti
generata dalla terra, non con biforme violenza
il Centauro inflisse al mio corpo colpi così,
non la violenza greca, nessuna barbaria straniera,
non il relegato popolo barbaro nelle estreme terre,
attraversando le quali scacciai da ogni parte ogni crudeltà,
ma, uomo, sono distrutto dalla femminea mano di una donna.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Le
Tusculane 5, 2 ^top
Ma
ogni possibilità di correggerci sia da questa colpa sia da tutti
gli altri nostri vizi e difetti va ricercata nella filosofia. In seno alla
quale fin dai primi anni di vita avendomi la mia ardente e decisa vocazione
sospinto, ora in mezzo a queste così gravi sventure sbattuto come
da una grande tempesta mi rifugio nel medesimo porto da cui ero uscito.
O filosofia, guida della vita, o investigatrice di virtù e nemica
di vizi! Cosa sarebbe potuto accadere senza di te non solo di noi, ma della
vita umana in ogni suo aspetto? Tu hai creato le città, tu hai riunito
in civile consorzio gli uomini dispersi di qua e di là, tu li hai
riuniti tra loro prima con le abitazioni, poi legami dl matrimonio, infine
con la comunicazione della scrittura e del linguaggio; tu sei stata inventrice
delle leggi, maestra di moralità e civiltà. A te ricorriamo,
a te chiediamo aiuto, a te, come un tempo in gran parte, così ora
ci affidiamo completamente ed interamente. D'altra parte un solo giorno
speso bene e secondo i tuoi principi è da anteporre ad una vita
immortale vissuta nel peccato. Di quale aiuto, dunque, potremmo valerci
meglio che del tuo, di te che ci hai donato tranquillità di vita
liberandoci dal terrore della morte? Eppure la filosofia è così
lontana dall'essere elogiata in proporzione dei meriti che essa ha nei
riguardi della vita umana, che anzi trascurata dai più è
biasimata da molti. Osa qualcuno biasimare colei che è madre della
vita macchiandosi di questo matricidio ed essere così empiamente
ingrato da accusare quella che dovrebbe venerare, anche se non avesse potuto
comprenderla? Ma questo errore e questa caligine, a mio avviso, fa velo
alle menti degli ignoranti perchè non sanno guardare tanto indietro
nè credono che siano stati filosofi coloro che per primi ordinarono
la società umana.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Le
Tusculane 5, 22 ^top
Quanto
poi sentisse la mancanza degli amici, di cui temeva l'infedeltà,
lo dimostrò a proposito di quei due ben noti Pitagorici, dei quali
avendo accettato l'uno come garante del compagno condannato a morte, l'altro
essendosi presentato nell'ora stabilita per il supplizio onde liberare
il suo mallevadore, disse:"Potessi io essere ammesso come terzo vostro
amico!" Quale ragione di infelicità era per lui vedersi privato
delle relazioni di amicizia, della possibilità di una vita in comune,
della conversazione assolutamente confidenziale, specialmente per un uomo
educato fin dalla giovinezza ed istruito nelle arti liberali! Infatti era
assai appassionato della musica ed anche poeta tragico - quanto valente,
non ci riguarda, in questo campo infatti, non so come, più che in
altri a ciascuno è bella la propria creazione; nessun poeta fino
ad ora conosciuto (ed io sono stato amico di Aquinio), che non si ritenesse
ottimo; così stanno le cose; a te piace la tua roba; a me la mia
-; ma , ritornando a Dionisio, era privo di ogni finezza di vita e di ogni
consorzio civile; viveva assieme a schiavi fuggitivi, a delinquenti, a
barbari; nessuno che fosse degno di libertà o volesse ad ogni costo
essere libero, giudicava suo amico.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Maligno
giudizio sui democratici ^top
I
fondamenti dello stato romano sono questi, queste le strutture che i governanti
devono proteggere e difendere anche a costo della vita: la pratica religiosa,
i poteri della magistratura, l'autorità del senato, le leggi, il
costume degli antenati, l'onestà, il governo delle provincie, gli
alleati, la gloria del governo, la potenza militare, l'erario. Essere difensore
e arbitro di queste cose è proprio di un animo coraggioso, di una
grande intelligenza e di grande fermezza. E, infatti, in un così
grande numero di cittadinni, c'è una grande moltitudine di quelli
che, o per la paura della punizione dei loro errori, chiedono allo stato
nuovi cambiamenti e mutamenti, o che, a causa di un certo furore insito
nel loro carattere, si nutrono delle discordie dei cittadini come della
rivolta, o che, a causa del dissesto del patrimonio, preferiscono bruciare
in un incendio comune che da soli. E quando questi si sono imbattuti nelle
guide dei loro desideri e vizi, smuovono dei moti nello stato, cosicchè
quelli che ottengono il governo della patria devono stare in guardia e
distinguersi in ogni modo, cosicchè, salvaguardati quelli che ho
detto poco sopra essere i fondamenti e le strutture della Costituzione
si possa conservare la rotta e conseguire lo scopo della pace sociale.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Modi
vessatori di Verre per avere una statua ^top
Dopo
che il pretore vide la statua di Diana, che era nella più alta venerazione
presso i Segestani, come se fosse stato colpito da quella fiaccola, che
la statua reggeva con la mano destra, prese ad ardere dalla follia e dal
desiderio di possederla. Comanda ai magistrati della città di farla
scendere e di darla a lui; fa vedere che nulla era più gradito.
Però quelli dicevano che per loro quello era un sacrilegio e che
essi si mantenevano nel massimo rispetto e nel massimo timore delle leggi
e delle sentenze. Poichè Verre insisteva in modo per niente più
mite e anzi ogni giorno con maggior veemenza, la cosa fu discussa nel senato
dei Segestani. Pertanto in quel moneto gli è rifiutato e gli si
grida contro da parte di tutti con violenza. In seguito Verre, nel chiedere
ai Segestani sul frumento, imponeva tutto quello di onere, parecchio di
più rispetto alle loro possibilità. Inoltre convocava i loro
magistrati; richiamava a sé tutti i più autorevoli e celebri;
costantemente esclamava che egli sarebbe stato di danno ad ognuno di loro,
e minacciava tutti che avrebbe rovesciato interamente dalle fondamenta
quella città. Perciò alla fine, vinti dai molti mali e da
una paura maggiore, i Segestani decisero che si doveva ubbidire il più
velocemente possibile al comando del pretore.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Perchè
uno schiavo Cimbro non osò uccidere Mario ^top
Mandato
un servo pubblico, di nazionalità Cimbra -chi lo avrebbe creduto?-
per uccidere Mario, armato di spada non osò aggredirlo, ma dopo
aver gettato le armi, fuggì tremante. Perchè, per Ercole,
dovrei ricordare la virtù di quel romano? Perchè dovrei fare
menzione della partenza dei suoi occhi? Non posso dire che questo servo
fosse provvisto di animo. Che cosa dovrei aggiungere? Sembrò indegno
degli stessi dei immortali che Mario venisse ucciso da un solo uomo di
quella popolazione Cimbrica, che Mario aveva distrutto completamente.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Pro
Milone: cap.38 ^top
Oh,
se gli dei immortali avessero permesso [ciò](con tua pace, o patria,
oserei dirlo; infatti temo di dire empiamente verso di te ciò, che
dirò per pietà in favore di Milone), oh, se Clodio non solo
vivesse, ma fosse anche pretore, console, dittatore piuttosto che io dovessi
vedere un tale spettacolo! Oh, dei immortali, che uomo coraggioso e degno
di essere assolto da voi, o giudici !Dice:"No, assolutamente, anzi egli
abbia pure scontata la pena meritata, in verità; noi ne affrontiamo,
se così è necessario, non meritata ". Un uomo siffatto, nato
per il bene della patria, dovrà morire in un posto diverso dalla
patria o, se mai accadrà, per la patria? Manterrete il ricordo
del suo coraggio, tollerereste che in Italia non vi sia alcuna sepoltura
per il corpo? Qualcuno tenterà di cacciare costui da questa città
col suo voto, che tutte le città chiameranno a sé, una volta
che voi l'avrete cacciato? Oh beata quella terra che accoglierà
questo uomo, ingrata questa, se caccerà (lui), misera, se perderà
(lui)! Ma basta; infatti non posso più parlare per lle lacrime e
questo non vuole essere difeso con il pianto. Vi prego e vi scongiuro,
o giudici, che nel dare il giudizio; diate ascolto ai vostri sentimenti.
Costui, che nel chiamare i giudici scelse i migliori ed i più colti
ed i più risoluti, approverà soprattutto la vostra virtù,
giustizia, lealtà, credetemi.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Prodigi
prima della battaglia fra Tebani e Spartani (possibili errori)^top
Fu
riferito che un poco prima della battaglia di Leuttra a Sparta furono celebrate
le armi nel tempio di Ercole e che la statua di Ercole avesse emanato molto
sudore. Allo stesso tempo a Tebe nel tempio di Ercole le porte (furono)
chiuse con una sbarra all’improvviso [..?..] e le
armi, che erano fissate alle pareti, caddero in terra. Ed essendo stato
annunciato allo stesso tempo che presso Lebadia i galli avevano iniziato
a cantare così assiduamente che nessuno li interruppe, allora gli
auguri Beozi dissero che ci sarebbe stata una vittoria dei Tebani, per
il fatto che quel presagio, in caso di sconfitta (se sarebbe stata sconfitta),
sarebbe (è) solito tacere , in caso divittoria cantare. E in quello
stesso tempo era stata preannunciata da molti segni la rovina agli spartani
alla battaglia di Leuttra. E infatti nella statua del re Lisandro, che
era a Delfi, spuntò immediatamente sulla testa una corona di erbe
aspre e agresti; e le stelle d’oro che erano state poste a Delfi dagli
Spartani dopo quella vittoria navale di Lisandro presso il fiume Egospotami,
prima della battaglia di Leuttra caddero giù e non furono mai più
trovate da nessuno.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Sacra
è la figura del poeta ^top
Io
non dovrei apprezzare Archia, non lo dovrei ammirare, non dovrei ritenere
di doverlo difendere ogni momento? Sia dunque santo presso di voi, o giudici,
uomini umanissimi, questo nome di poeta che nessuna barabria mai violò.
|
Versioni di latino tradotte - Cicerone
|
|
Si
spengono le ultime scintille di guerra ^top
Se
alla repubblica interessa che tu compia con diligenza l'attività
per soffocare le reliquie della guerra, sembra che tu non possa fare cosa
più lodevole e più onorevole di anteporre questi lavori a
tutti gli altri diversi compiti. Non voglio infatti quanto a tutti interessi,
in particolare coloro che hanno ricevuto gravissimi danni per la guerra,
che abbiamo finalmente la pace.