VERSIONI DI LATINO
Cornelio Nepote


 Annibale ricorre all'astuzia
 Epaminonda muore non vinto
 Pelopida Tebano nuova!
 Qualità di Attico
 Ritratto di Ificrate (Iphicrates 1, 1-4)
 Una fanciulla presa in ostaggio

Versioni di latino tradotte - Cornelio Nepote

Annibale ricorre all'astuzia ^top
Annibale giunse da Antioco. Essendo Antioco stato messo in fuga dai romani, Annibale temendo di essere consegnato, se ne avesse dato l'occasione, giunse a Creta presso i Gortinii per esaminare là dove si potesse rifugiare. Poi uomo più furbo di tutti i capi capì che sarebbe stato in grande pericolo se non avesse fatto qualche cosa a causa dell'avidità dei Cretesi: portava infatti con sè una grande quantità di denaro della quale sapeva che la notizia si era diffusa. Così prese la seguente decisione. Riempie molte anfore di piombo, ricopre le estremità di oro ed argento. Alla presenza dei capi depose queste nel tempio di Diana, fingendo di affidare la sua ricchezza alla loro onestà. Indotti quelli in errore, riempie le statue di bronzo che portava con sè di tutto il suo denaro e le mette nel cortile della casa. I Gortinii custodiscono il tempio con grande cura non tanto da tutti gli altri quanto da Annibale affinchè quello non prendesse e portasse con sé quello a loro insaputa.
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Epaminonda muore non vinto ^top
Questo comandante alla fine del tempo presso Mantinea, schierato l'esercito incalzando piuttosto audacemente i nemici, riconosciuto dagli spartani poichè ritenevano che la salvezza della sua patria fosse insita nella sconfitta di uno solo, tutti quanti assalirono uno, e non si allontanarono prima che videro cadere lo stesso Epaminonda, che aveva abbattuto molti e uccisi molti, combattente fortissimamente trafitto da un giavellotto. I Beoti furono assai rallentati dalla sua caduta e non si allontanarono dalla battaglia prima che sconfiggessero i nemici. Ma Epaminonda accorgendosi di avere ricevuto una ferita mortale e contemporaneamente che avesse estratto il ferro che staccatosi dal legno dell'asta gli era rimasto nel corpo, sarebbe subito morto, lo trattenne finchè fu annunciato che i Beoti avevano vinto. Dopo aver sentito ciò, disse:"Ho vissuto a sufficienza: infatti muoio non vinto". Allora estratta la punta immediatamente morì.
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Pelopida Tebano ^top
Pelopida Tebano possedette spesso una sorte avversa. Infatti da principio era esule senza patria né casa, poi essendo stato richiamato ed essendo stato mandato in Tessaglia come ambasciatore, presso il tiranno Alessandro Fereo, insieme con il collega Ismenìa, che sopportava il medesimo obbligo, fu gettato in prigione (in catene). Epaminonda, perseguendolo raggiunse Alessandro con la guerra. Dopo questo avvenimento nessun animo potè essere placato contro Alessandro. Pertanto, persuase i Tebani affinché si recassero come rinforzo in Tessaglia contro il tiranno. E di questa guerra, poiché a lui (era stata data la somma) ne era stato dato il comando, non dubitò, e insieme osservo il nemico, di lottare. E in questo combattimento, acceso d'ira incitò i cavalli contro di lui (contro Alessandro), e sparatosi lontano dai suoi, trafitto dal lancio dei dardi, morì. E ciò accadde già a vittoria prossima: infatti le truppe del tiranno erano già incrinate. E accaduto ciò, tutti i cittadini della Tessaglia, morto Pelopida, dedicarono corone d'oro e statue di bronzo e ai suoi figli assegnarono molte terre.
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Qualità di Attico ^top Attico di Atene vinse talmente tanto che fu carissimo per il merito a tutti gli ateniesi. Infatti spesso alleggeriva la loro scarsezza pubblica con le sue ricchezze. Accresceva questa benevolenza anche con altra gentilezza: infatti donava a tutti tanto frumento che dava a ciascuno molto grano. Inoltre si comportava così perchè la comunità dei più umili sembrasse pari ai principi. Ciò fu fatto affinchè gli ateniesi portassero tutti gli onori pubblici.
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Ritratto di Ificrate (Iphicrates 1, 1-4) ^top
Ificrate l’ateniese si acquistò fama più che per le grandi imprese, per la sua formazione militare. Fu infatti condottiero degno non solo di reggere il confronto con i primi del suo tempo, ma anche di non esser considerato inferiore a nessuno dei suoi predecessori (maioribus natu). In verità usò molte delle sue energie in attività belliche, fu spesso a capo di eserciti, in nessun luogo fece male per (sua) colpa; vinse sempre grazie alla saggezza ed in esse dimostrò tanta capacità che nell'arte militare molte cose in parte innovò del tutto, in parte migliorò.  E infatti cambiò le armi della fanteria. Prima di quel comandante, siccome erano usati clipei grandissimi, aste corte, spade piccole, egli invece alla parma sostituì la pelta -per cui i fanti furono poi chiamati peltasti-, così che i soldati fossero più leggeri per i movimenti e gli assalti, raddoppiò la quantità delle aste, fece le spade più lunghe. Lo stesso cambiò il tipo delle corazze ed al posto di quelle intrecciate e di bronzo, le diede di lino. In questo modo rese i soldati più spediti.
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Una fanciulla presa in ostaggio ^top
Temistocle non sfuggì all'invidia dei suoi concittadini. E infatti per lo stesso timore, per il quale fu condannato Milziade, mandato fuori dalla città con l'ostracismo, andò ad abitare ad Argo. Qui vivendo per le molte abilità con grande dignità, i Lacedemoni mandarono dei legati ad Atene, che accusassero lui assente poichè aveva fatto un'allenaza con il re dei Persiani per opprimere la Grecia. Per questo crimine lui assente fu condannato per tradimento. Quando seppe ciò, poichè non si sentiva a sufficienza sicuro ad Argo, andò via a Corfù. Là, avendo capito che i capi di quella temevano che a causa sua gli spartani e gli ateniesi dichiarassero a loro guerra, si rifugiò ad Admeto, dal re dei Molossi, col quale c'era stato un rapporto di ospitalità. Essendo giunto in questo luogo e mancando ora il re, per proteggere lui che era stato ascoltato con maggiore scrupolo, rapì la sua piccola figlia e la spinse con sé nel tempio che veniva venerato con la massima religione. Di lì non si allontanò prima che il re, data la (mano) destra, gli desse protezione, che il re promise.


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