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Versioni di latino tradotte - Fedro
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La
mucca e la capretta, l'agnello ed il leone (Vacca et cappella, ovis et
leo) ^top
L'alleanza con i prepotenti non è mai fedele: questa favoletta conferma
la mia affermazione.
Una mucca ed una capretta ed un agnello tollerante dell'ingiuria diventarono
soci con un leone nel bosco. Avendo questi preso un cervo con un corpo
grande, essendo state fatte le parti, il leone disse così: "Io prendo
la prima parte, poichè mi chiamo leone; darete a me la seconda poichè
sono forte; la terza mi toccherà perchè valgo di più.
Se qualcuno toccherà la quarta finirà male".
Così
il solo disonesto portò via tutta la preda.
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Versioni di latino tradotte - Fedro
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La
volpe e il corvo ^top
Quello
che prova piacere ad essere lodato con parole ingannevoli ne paga le consequenze
con una tardivo pentimento.Mentre
un corvo voleva mangiare un pezzo di formaggio preso da una finestra, trovandosi
su un alberoalto , lo vide una volpe, così incominciò a parlare:
"Quanto è abbagliante lo splendore delle tue penne! Quanta bellezza
hai nel corpo e nel volto! Se tu avessi la voce, nessun uccello sarebbe
migliore di te!" Ma quello sciocco, mentre voleva far sentire la voce,
lasciò cadere dal becco il formaggio che la volpe ingannatrice prese
velocemente con gli avidi denti. Allora alla fine lo sciocco corvo ingannato
si lamentò.
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Versioni di latino tradotte - Fedro
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La
volpe e l'aquila
^top
Una
volta un'aquila trascinò via delle piccole volpi e li posò sull'alto
albero davanti al nido dei piccoli affamati. L'ansiosa madre dei piccoli
si avvicinò all'albero e chiese indietro i suoi piccoli con dolorose
preghiere. L'aquila, sicura nell'alto nido, disdegnò le richieste
della povera madre. Allora la volpe prese una torcia ardente dall'altare
di Giove e, ai piedi dell'alto albero, disse alla namica aquila:"Restituisci
i miei figli, diversamente brucerò con le fiamme sia il tuo albero
che il tuo nido". Allora l'aquila piena di terrore, restituì gli
integri nati alla volpe ed implorò perdono. Gli
uomini, sebbene molto potenti, talora devono temere sommamente i deboli:
la vendetta infatti si nutre di astuzia e prontezza.
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Il
cervo alla fonte ^top
Il
cervo calmò la sete alla fonte e si era fermato un poco; allora
vide la sua immagine nel liquido: del suo corpo giudicò bellissima
la parte delle ramose corna e le esilissime gambe la parte peggiore. Subito
dopo, spaventato dagli altissimi gridi di una grande quantità di
cacciatori, fece una fuga velocissima, attraversò la pianura ed
evitò i cani con una corsa velocissima e giunse nel bosco. Irami
assai densi e molto antichi trattennero le corna. I cani dei cacciatori
assalirono e sbranarono con ferocissimi morsi il cervo impedito. Il molto
misero animale, prossimo alla morte diceva vane parole:"Pazzo, avevo disprezzato
la grandissima esilità delle zampe e le gambe utilissime alla salvezza;
avevo lodato le bellissime corna causa della mia orribilissima morte".
Il racconto di Esopo insegna: spesso le cose disprezzate sono più
utili delle elogiate.