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Versioni di latino tradotte - Sallustio
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Bellum Iugurthinum 5, 1-2
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Mi accingo a scrivere della guerra che il popolo romano condusse contro Giugurta,
re di Numidia, una guerra che innanzitutto si concluse con una grande atroce e incerta
vittoria e durante la quale dai Gracchi in poi ci si oppose alla superbia della nobiltà;
questa lotta sconvolse tutte le leggi divine ed umane e giunse ad un tale furore che
la guerra e la devastazione dell'Italia posero fine agli scontri civili.
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Bellum Iugurthinum 5, 3
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Ma prima che io racconti l'inizio di tal fatto, ricorderò alcuni avvenimenti precedenti,
affinché tutti quei fatti siano più chiari e più facili da comprendere.
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Bellum Iugurthinum 5, 4
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Nella seconda guerra punica, quando il capo dei Cartaginesi Annibale, dopo che il
nome dei Romani aveva assunto magnificenza, indebolì molto le ricchezze dell'Italia,
il re dei Numdidi Masinissa, dopo aver ricevuto in amicizio Publio Scipione- che in
seguito poi per la sua virtù avrebbe ricevuto il cognomen di Africano - fece molte illustri
imprese militari. Dopo la sconfitta dei Cartaginesi e la cattura di Siface, il cui regno
in Africa era grande e vasto, il popolo romano donò al re tutte quelle città e quei territori
che aveva conquistato.
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Bellum Iugurthinum 5, 5-6
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Pertanto l'amicizia con Masinissa rimase per noi leale ed onesta. Ma con la fine
della sua vita, morì anche il suo impero. In seguito il figlio di Micipsa gestì da solo
il regno dopo che i fratelli Mastanabale e Gustali furono morti a causa di una malattia.
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Bellum Iugurthinum 5, 7
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Così da essi nacque Aderbale e Iempsale, e Giugurta figlio del fratello Mastanabale,
che Masinissa, poiché era nato da una concubina, avevo lasciato uomo privato, lo tenne
nella sua casa curato come i suoi figli.
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Bellum Iugurthinum 6, 1
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Quando Giugurta giunse all'adolescenza, gagliardo di forza e di bell'aspetto, ma
soprattutto di valido ingegno, non si lasciò corrompere dal lusso e dalla pigrizia,
ma, come era tradizione fra quel popolo, cavalcava, lanciava il giavellotto, gareggiava
con i coetanei nella corsa e, nonostante sopravanzasse ogni uomo nella gloria, egli
era amato da tutti, inoltre trascorreva la maggior parte del tempo cacciando, per primo
o tra i primi feriva i leoni o qualsiasi altra fiera: faceva moltissimo, parlava pochissimo
di se stesso.
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Bellum Iugurthinum 6, 2
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Micipsa, sebbene all'inizio fosse fiero delle qualità di Giugurta, ritenendo che la
virtù del giovane avrebbe significato gloria per il suo regno, tuttavia, dal momento
che si accorgeva che l'uomo adolescente diveniva sempre più forte, mentre la sua età
aumentava e i suoi figli erano ancora piccoli, volgeva all'animo suo molti pensieri,
turbato da tale situazione.
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Bellum Iugurthinum 6, 3
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Temeva che egli volesse dominare la natura avida dei mortali e la brama di potere che
rovinosamente appaga gli animi, oltre all'opportunità della giovane età data a Giugurta
e ai suoi figli, che spinge in obliquo anche gli uomini mediocri a sperate di far bottino;
inoltre il crescente favore dei Numidi verso Giugurta, dai quali gli temeva ne potesse
derivare un'insurrezione o una guerra, qualora avesse eliminato un tale personaggio
con l'inganno.
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Bellum Iugurthinum 7, 1
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Oppresso da tali difficoltà dunque si accorse che né con la forza né con l'inganno avrebbe
potuto eliminare un uomo tanto gradito al popolo e, poiché Giugurta era focoso e avido
di gloria militare, decise di esporlo ai pericoli e di tentare in questo modo la fortuna.
Dunque, quando Micipsa durante la guerra di Numanzia inviò al popolo romano truppe ausiliari
di fanteria e cavalleria, ritenendo che fosse probabile che morisse o nell'ostentare
la propria virtù o per la ferocia dei nemici, lo mise a capo dei Numudi che aveva inviato
in Spagna.
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Bellum Iugurthinum 7, 3-5
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Ma la cosa andò assai diversamente da come Micipsa aveva supposto. Infatti Giugurta,
poiché era di indole attiva e di acuto ingegno, quando conobbe la tempra di Publio Scipione,
che al tempo era un condottiero dei Romani, e l'indole dei nemici, con molto impegno
e molta cura e inoltre apparendo molto modesto e andando sempre incontro ai pericoli,
aveva ottenuto in breve tempo una tale fama che dai nostri era molto amato, mentre
incuteva ai Numidi il terrore più grande. E veramente, fra tutte le cose la più difficile,
egli era sia coraggioso in battaglia sia accorto nel riflettere e di queste qualità
l'una di solito, a causa della prudenza, genera viltà, mentre l'altra, per audacia,
l'avventatezza.
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Bellum Iugurthinum 7, 6-7
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Dunque l'imperatore affidava a Giugurta quasi tutte le imprese difficili e lo annoverava
tra i propri amici, e ogni giorno di più lo onorava, poiché i suoi piani e le sue imprese
non andavano mai a vuoto. A tutto ciò si aggiungevano le generosità d'animo e l'acuta
intelligenza, grazie alle quali aveva stretto un'amicizia familiare con molti Romani.